Uno studio condotto dall’IHS portò nel 2014 a ipotizzare uno scenario ottimista relativamente alla diffusione delle automobili automatizzate. Il primo esperimento risale agli anni venti del secolo scorso

di Valerio Kohler

L’ideazione delle cosiddette automobili automatizzate non è, come si potrebbe pensare, così recente. Le primissime sperimentazioni si possono infatti datare tra il 1920 e il 1930. Trattandosi di una strada mai percorsa prima e soprattutto ancora acerba, la fiamma provocata da una dimostrazione simile si spense velocemente. Eppure fu proprio quella geniale idea, quella fievole fiamma accesa, a portare durante gli anni alla realizzazione dei dispositivi che troviamo nelle automobili moderne.
Fu poi nel 1985 che venne ideata una vettura in grado di rivoluzionare il concetto di automobile automatizzata, concepita e realizzata dal suo pioniere, Ernst Dickmanns.
Si trattava di una Mercedes-Benz, ritoccata per l’occasione.

L’autovettura funzionava tramite dei sensori e delle videocamere, poste nelle sezioni posteriori e anteriori del veicolo, che raccoglievano in tempo reale i dati sufficienti per permettere una reazione della macchina ad ogni possibile ostacolo. Questa non fu solo la progenitrice incredibilmente valida delle automobili automatizzate ma anche una prima versione di quelle tecnologie che ormai molti sono abituati a vedere nelle proprie autovetture (come ad esempio gli utilissimi sensori di parcheggio).
La simulazione andò a buon fine, riscuotendo subito un successo inaspettato, tant’è che attirò l’attenzione dell’Eureka Prometheus Project, un programma atto a ricavare fondi per la ricerca e lo sviluppo della sicurezza nelle strade. L’influenza di Dickmanns fu fondamentale, perchè permise la raccolta di un fondo complessivo di 749 milioni di dollari, il più grande della storia per quanto riguarda le vetture automatizzate.
Da quel momento la realizzazione delle automobili automatizzate divenne un obiettivo comune, con diverse aziende note che si misero a costruire il loro prototipo funzionante.
Attualmente si è giunti ad un periodo di transizione, con alcune automobili automatizzate che sono riuscite a percorrere diverse migliaia di chilometri, tra cui la Google Car, realizzata nel 2009.
Nel luglio del 2015, dopo 3 milioni di chilometri percorsi complessivamente dalla Google Car, si sono verificati solo 14 incidenti, tutti di lievi entità e tutti dovuti dalla negligenza degli automobilisti che non seguivano attentamente le norme stradali.
Ciò prova quanto un veicolo simile possa risultare efficace e sicuro. Gli investimenti relativamente allo sviluppo e alla costruzione di autovetture automatizzate sono quindi aumentati considerevolmente.
Le previsioni dell’IHS hanno dedotto che entro il 2030 verranno vendute oltre 12 milioni di macchine automatizzate ed entro il 2050 la quasi totalità dei veicoli sarà di questo tipo.
I benefici sarebbero molteplici e permetterebbero un utilizzo del mezzo anche a chi presentasse delle disabilità, migliorando al contempo il traffico cittadino, che scorrerebbe così in maniera più fluida.
Ci si può però fidare di questi automatismi a tal punto da affidargli un mezzo potenzialmente letale?

Di Gigi Di Mauro

Giornalista con esperienza quasi quarantennale, è educatore e pedagogista clinico. Da oltre un ventennio si dedica allo studio della storia comparata delle religioni, ottenendo nel 2014 dal Senato accademico dell'MLDC Institute di Miami una laurea Honoris Causa in studi biblici. È autore di alcuni saggi, tra i quali uno sulle bugie di storia e religione

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