The Economist, in un editoriale del 10 febbraio 2011, la descrisse come una base che “potrebbe avere sul mondo un impatto così profondo come lo ebbe l’avvento della fabbrica”

di Valerio Kohler
L’origine della stampa in 3D è piuttosto recente e possiamo datarla intorno alla fine del XX° secolo. Inizialmente la tecnologia era alquanto rudimentale e si trattava in ogni caso della costruzione di prototipi e non di prodotti ufficialmente commercializzati.

Tuttavia dal XXI° secolo le stampanti 3D diventarono più affidabili e apprezzate rispetto al passato, diffondendosi persino in alcune fabbriche per i lavori di costruzione.
L’unico vero ostacolo che bloccava le stampanti 3D da un consumo alla portata di tutti era il prezzo, notevole rispetto a quello che poteva offrire una stampante tradizionale.
Eppure, dal 2010 il costo per produrre una stampante 3D calò drasticamente, divenendo a tutti gli effetti un oggetto acquistabile per un utilizzo domestico.
Se anni prima il costo di un prodotto simile si aggirava sui 20.000 dollari, al momento era possibile acquistare lo stesso modello per 1.000 dollari. Una differenza strepitosa.
Come funziona quindi una stampante 3D? Stranamente allo stesso modo di una tradizionale. Basta inviare l’immagine, il modello in 3D, alla stampante per dare inizio alla stampa vera e propria. Vengono inoltre utilizzati dei filamenti di plastica per realizzare l’oggetto.
Questa realtà spingerebbe, ipoteticamente, alla costruzione diretta dei beni di consumo durevole, eliminando quindi i costi come quelli legati al trasporto e all’imballaggio.
La Divergent Microfactories, una giovane azienda, ha difatti pensato a questi benefici, tentando di realizzare la prima macchina stampata in 3D, la Blade.
I vantaggi che porterebbe la realizzazione di una macchina simile sono molteplici, a partire dai costi.
Un veicolo stampato diminuirebbe la spesa di costruzione e il suo impatto ambientale, diminuendolo di tre volte rispetto a un veicolo elettrico, pensato anch’esso per essere ecologico.
La commercializzazione non è ancora iniziata ma è probabile che nei prossimi anni questa possibilità possa divenire una realtà, aiutando a eliminare un problema che i veicoli elettrici non sono riusciti efficaciemente a risolvere.
In definitiva la stampa in 3D è ancora una tecnologia giovane, feconda e diffondibile potenzialmente in ogni settore. La decisione starà alle aziende, che dovranno scegliere se intraprendere questa strada ancora inesplorata.

Di Gigi Di Mauro

Giornalista con esperienza quasi quarantennale, è educatore e pedagogista clinico. Da oltre un ventennio si dedica allo studio della storia comparata delle religioni, ottenendo nel 2014 dal Senato accademico dell'MLDC Institute di Miami una laurea Honoris Causa in studi biblici. È autore di alcuni saggi, tra i quali uno sulle bugie di storia e religione

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