Organizzata dalla Collezione Bongiani Art Museum a cura di Sandro Bongiani, ha la caratteristica di partire dall’ultima opera dell’autore, datata 2023, arrivando alla prima del 1961

L’essenza nascosta delle cose”, in corso fino al 31 marzo, è la grande mostra on-line e retrospettiva (dal 1961al 2023) su Giovanni Leto, organizzata dalla Collezione Bongiani Art Museum di Salerno a cura di Sandro Bongiani.
Sono presentate oltre 70 opere “pittoriche” quelle più emblematiche che furono eseguite dal 1961 al 2023. Sono comprese sia quelle appartenenti al periodo di formazione che eseguite negli anni successivi. Si parte dalle tridimensionali in forma di installazione alle opere dell’ultimo periodo.
Le stratificazioni orizzontali che le caratterizzano hanno una struttura compositiva che si muove tra essenza e materialità. La sua ricerca artistica successivamente si è concentrata quasi ossessivamente sull’indagine dell’uso dei materiali con una rappresentazione aniconica, rielaborata con l’uso di carta di giornale stampata che si presenta arrotolata come un cordone intrecciato. Sembra nascondere lontani eventi accaduti e storie di presenze sospese.
Come mette in luce il curatore Sandro Bongiani nel suo testo critico: “Il suo è decisamente un accorto evocare per tracce e intrecci di senso e di materia, con il passato pregno di nascosti umori che emerge energicamente e si riconcilia con il presente a ricreare ignote e oscure emozioni, consegnando un nuovo senso d’esistere in un divenire al di là di una dimensione logica e altresì, condensandosi  come atto finale nella trasmutazione e nel cambiamento tra presenza e spazio e  tra materialità e stesura  cromatica. Si direbbe uno strano sortilegio immaginifico rinnovato per lungo tempo e caratterizzato nella prima decade del 2000 con gli attorcigliamenti della carta divenuta corda e anche barriera, muro e persino “sudario della memoria” che ora riemerge improvvisamente dal nulla per collocarsi tra spiragli di spazio all’orizzonte e verso un infinito ancora distante e difficile da scrutare” […].
Dopo la iniziale e breve parentesi formale figurativa del 1961, il linguaggio di  Leto si emancipa a partire dal 1972 verso  l’uso di materiali poveri  riammessi a nuova vita attraverso la pittura.  I suoi primi Orizzonti risalgono all’85 che già si orientano verso una nuova spazialità. Negli anni ‘90 la sua concezione di vita e del mondo va oltre la mera rappresentazione per penetrare negli antri bui della riflessione e della memoria,  che lo ha condotto fino a oggi a divenire un vero e proprio interprete del reale e della vita. Successivamente ha eseguito carte tridimensionali come la grande installazione “Corpus temporis” del 2019 e l’utilizzo in modo minimale di pochi elementi di carta arrotolata e raccordata di giornale, che nel 2020 si è espanso sullo spazio vuoto della tela.
Il curatore ha scelto di far procedere all’indietro l’intero cammino espositivo per gli spazi della Sandro Bongiani Arte Contemporanea. Si procede partendo dalla sua ultima opera tridimensionale dal titolo “tappeti” del 2023 – collocato all’inizio del percorso della retrospettiva – fino a procedere al lavoro iniziale dal titolo “Altofonte” del 1961. Il tutto è visionabile su Archivio Ophen Virtual Art.

Di Gabriella Taddeo

Gabriella Taddeo è laureata in Filosofia e lettere moderne. Ha pubblicato una notevole serie di saggi di critica d’arte e letteraria. È pubblicista dal 1995, ha collaborato e collabora con giornali e riviste (Il Mattino, Puracultura, La Città, Lapis arte, Arte e... Dossier sud, Lapilli, rivista T.A.G.S, L’attualità). È stata responsabile e curatore del Museo municipale “Città creativa” della ceramica dal 2001 ad ottobre 2018. Attualmente è direttrice della rivista semestrale internazionale Matres.