Tra i pontefici artefici di dichiarazioni devastanti per la fede cristiana ci sono stati Bonifacio VIII, Leone X e Paolo III, come riportano personaggi o opere coeve

Abbiamo affrontato, anche recentemente, la questione della divinità di Gesù. Ci siamo appoggiati anche agli scritti di Giustino martire, santo e Padre della Chiesa, trasmette all’imperatore Antonino Pio per evidenziare che il Cristo non avesse nulla di diverso e speciale rispetto a Ermete, ad Asclepio, a Dioniso, ad Eracle, ai Dioscuri, figli di Leda; a Perseo, figlio di Danae e generato da una madre vergine. Ma abbiamo ricordato anche come in sostanza lo stesso San Paolo lo descriva nella seconda lettera ai Corinzi (13,4) con queste parole «Infatti egli fu crocifisso per la sua debolezza, ma vive per la potenza di Dio. E anche noi che siamo deboli in lui, saremo vivi con lui per la potenza di Dio nei vostri riguardi». Insomma, come abbiamo già scritto e come opinione comune di molti ricercatori, cattolici e non, una sorta di semidio eletto da Yahweh e destinatario di un compito importante, ma a lui sottomesso.
Ma la questione della non divinità, o addirittura della non esistenza, di Gesù è stata oggetto nel tempo della considerazione di molti pontefici. Se ne occupò anche Pietro Melis in un articolo apparso sul Corriere della Sera il 12 maggio 2010.
Partiamo da papa Bonifacio VIII (1235-1303). Egli, secondo quanto riportato dallo storico Giovanni Villani (1280-1348) nel suo Nova Cronica, opera in 12 volumi che narra dalla preistoria al 1346 (con aggiunte successive del fratello Matteo e dal nipote Filippo fino al 1364), attribuisce al pontefice questa dichiarazione: «Io do importanza alla vita di un altro quanto ne posso dare a un fagiolo. Gli uomini hanno un’anima del tutto uguale a quella delle bestie. Il vangelo insegna più menzogne che verità: il parto di una vergine è assurdo; l’incarnazione del figlio di Dio è ridicola; il dogma della transustanziazione è una pazzia. Le quantità di denaro che la favola di Cristo ha apportato ai preti è incalcolabile. Le religioni sono state inventate dagli ambiziosi per ingannare gli uomini. Gli ecclesiastici non possono comunicare con il popolo perchè la loro fede e la loro credenza non è la stessa. L’abbandonarsi ai piaceri sessuali con una bambina o con un ragazzo è un atto da considerarsi privo di peccato come stropicciarsi le due mani insieme. Il nostro solo scopo è quello di vendere nelle chiese tutto ciò che gli idioti vogliono». Insomma, un giudizio molto severo su Cristo e sulla religione cristiana, a capo della quale era lui stesso! Ma non fu da meno papa Leone X (1513-1521), che avrebbe dichiarato al cardinale (da lui nominato) Pietro Bembo: «Tutti sappiamo bene quanto la favola di Cristo abbia recato profitto a noi e ai nostri più stretti seguaci».
Abbiamo poi la dichiarazione che papa Paolo III (1534-1549) avrebbe rilasciato – come lui stesso testimonia – a Diego Hurtado de Mendoza y Pacheco, ambasciatore di Spagna, che per una quindicina di anni ebbe un ruolo importante nella politica italiana mentre era al servizio dell’imperatore Carlo V: «Cristo non è altri che il sole adorato dalla setta mitraica e Giove Ammone rappresentato nel paganesimo sotto forma di montone e agnello. La sua incarnazione e resurrezione sono riprese da Mitra, così come l’adorazione dei re Magi. Mitra e Gesù sono la stessa persona, non esiste nessun documento storico valido per sostenere l’esistenza di Cristo e la mia convinzione è che non è mai esistito».
Rivelatrice è infine l’opinione espressa dal filosofo greco Celso, noto per la sua avversione verso i cristiani, nella sua opera Alethès lógos (che viene tradotto come La vera dottrina, o Discorso vero). Di quest’opera non abbiamo l’originale, ma le numerosissime citazioni che riporta Origene nella sua opera “Contro Celso“. Per Celso “Colui al quale avete dato il nome di Gesù in realtà non era che il capo di una banda di briganti i cui miracoli che gli attribuite non erano che manifestazioni operate secondo le magie ed i trucchi esoterici“.
Una opinione, quella di Celso, confortata da una serie di argomentazioni che nel corso dei nostri appuntamenti abbiamo riportato con puntualità.
E voi, cosa ne pensate?

Di Gigi Di Mauro

Giornalista con esperienza quasi quarantennale, è educatore e pedagogista clinico. Da oltre un ventennio si dedica allo studio della storia comparata delle religioni, ottenendo nel 2014 dal Senato accademico dell'MLDC Institute di Miami una laurea Honoris Causa in studi biblici. È autore di alcuni saggi, tra i quali uno sulle bugie di storia e religione