vincenzo gallo e luca parmitano

Per convenzione è stato suddiviso l’anno in 12 mesi di lunghezza più o meno omogenea. Solo questo mese differisce. Ne parliamo con un rappresentante del CANA di Salerno
di Valentina Milite
vincenzo gallo e luca parmitanoSin da piccoli ci hanno insegnato che l’anno si suddivide in 12 mesi e ci siamo abituati a scandire il nostro tempo secondo il calendario solare comunemente adottato… Ma chi ha stabilito questa suddivisione? E perché?

Ne parliamo con l’avvocato Vincenzo Gallo, bancario, socio fondatore e segretario del Centro Astronomico Neil Armstrong di Salerno e grande appassionato di astronautica.
Il computo del tempo è stato sempre strettamente legato all’astronomia; perché l’umanità sin dall’inizio, ha avuto come unico riferimento certo il cielo. Non avevano ancora ben capito come funzionasse il tutto, ma con l’osservazione astronomica e rilevandovi una certa regolarità, riuscivano a scandire i fondamentali tempi utili per la semina, la raccolta e conservazione del cibo. In un primo momento si guardava alla luna e le sue fasi ed i calendari erano quindi lunari. Poi però si iniziò a far riferimento al moto “apparente” del Sole rispetto alla Terra, iniziando a comprendere il ciclo delle stagioni. Già nel II secolo a.C. si era scoperto che l’anno solare o tropico (considerato astronomicamente come il tempo che la Terra impiega per compiere il suo moto di rivoluzione intorno al sole, mantenendo la posizione di questo a riferimento), constasse di 365 giorni e circa 6 ore. Questi 365 giorni furono ripartiti in 12 mesi col calendario giuliano: 7 da 31 giorni, 4 da 30 e 1 da 28, febbraio appunto. Restavano però queste 6 ore circa in più ogni anno, ragion per cui ogni 4 anni, fu introdotto il cosiddetto “anno bisestile”: si somma questo disavanzo accumulato di 6 ore per 4 anni (ovvero 24 ore), e si aggiunge un giorno in più al mese di febbraio, che diviene di 29, invece che 28 giorni. In realtà, queste circa 6 ore non sono precise a causa dell’orbita ellittica che descrive la Terra durante il suo moto di rivoluzione, in combinato col fenomeno della “precessione degli equinozi”, conosciuto sin dall’antichità (principale effetto di questo fenomeno è che si modifica leggermente l’orientamento dell’asse terrestre). Si rese quindi necessario introdurre successive variazioni al calendario giuliano. Tuttavia, periodicamente vanno comunque fatti ancora degli aggiustamenti e ogni tanto sentiamo dire che aggiungono o tolgono dei secondi a un anno, per cercare di evitare che questo scostamento aumenti sempre di più. Un’operazione che oggi si rende necessaria, perché il mondo si basa su transazioni immediate e non ci possiamo certo permettere di accumulare ritardi”.
– A proposito di calendari, qual è la differenza tra quello giuliano e gregoriano e quali modifiche ha introdotto il secondo?
Dapprincipio il calendario romano contava 10 mesi. Difatti settembre, ottobre, novembre e dicembre erano rispettivamente il settimo, ottavo, nono e decimo mese dell’anno (come suggeriscono anche i nomi). Si decise poi di introdurre altre 2 mensilità. Ma perché queste modifiche? Perché la vita dei Romani era scandita dalle fasi delle colture e da feste religiose che tenevano conto di alcuni fenomeni astronomici. Incominciarono a notare delle sfasature rispetto ai tempi previsti. Giulio Cesare, che rivestiva anche la carica di Pontefice nel 46 a.C. incaricò l’astronomo egizio Sosigene di riorganizzare il calendario. Sosigene però calcolò l’anno in 365,25 giorni, invece che 365,242 e si accumulò così negli anni, un ritardo, che nel 1582 era arrivato ad essere di 10 giorni. All’epoca Papa Gregorio XIII (da cui prese poi nome il calendario), decise di correggere questo errore periodico per cui dal 4 ottobre, si passò direttamente al 15 ottobre 1582. Fu introdotto altresì il nuovo computo degli anni bisestili, per cui l’anno bisestile non si ha sempre ogni 4 anni, ma gli anni multipli di 100, sono bisestili solo se sono anche multipli di 400. Con questo computo si accumula un giorno ogni 3323 anni. In ogni caso il calendario giuliano resiste per la Chiesa ortodossa, rispetto ai suoi riti”.

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