La posizione della Santa Sede riguardo al fenomeno Ufo e alla vita extraterrestre attraverso 60 anni di testimonianze autorevoli esponenti della Chiesa cattolica. Cosa raccontano i testi sacri?

 

In ufologia, negli ultimi sessant’anni, si è potuto constatare come da un’iniziale e ferrea politica del cover-up sugli UFO, già sorta sul finire del secondo conflitto mondiale, si è poi registrata nel corso degli anni un’apparente e graduale modifica di strategia.
L’iniziale censura e negazione del fenomeno ha evidenziato, se pur timidamente, un cambiamento di direzione a causa dell’intensificarsi degli avvistamenti in tutto il mondo e di una crescente opinione pubblica colpita da tali enigmatiche manifestazioni, le cui spiegazioni ufficiali risultavano essere sempre poco credibili.
Le autorità, pur senza pronunciarsi definitivamente sulla natura del fenomeno (che presenta in alcune sue manifestazioni aspetti alquanto inquietanti), hanno cominciato a manifestare, pur continuando a mantenere il massimo riserbo, una presa di posizione ufficiale e dando luogo a parziali rilasci d’informazioni.
Un cambiamento che, nonostante una politica di “debunking” e una sistematica strategia della confusione tuttora operanti, ha registrato una vera e propria svolta a partire dagli anni novanta.
Una modifica figlia sia di una crescente e nuova fase evolutiva della manifestazione del fenomeno che di una strategia apparentemente finalizzata a un palese e graduale processo di acculturazione programmata dell’opinione pubblica sulla presenza extraterrestre.
Un programma di “acclimatazione” o, se si vuole, di “rivelazione” che verrebbe attuato non solo attraverso il consolidato sistema dell’establishment, come l’intelligence occidentale (e non solo), ma anche attraverso la fiction (sia cartacea che video) delle cosiddette “produzioni orientate”, ampiamente sperimentate durante il secolo scorso e “figlie” in un certo senso di quelle pellicole di propaganda di epoca bellica o del periodo della guerra fredda.
Un ulteriore canale impiegato sarebbe poi quello fornito dai media, che verrebbero però impiegati quale stadio finale, e infine quello “non convenzionale” dell’ufologia mondiale.
Ebbene, anche la Chiesa Cattolica, attraverso testimonianze e dichiarazioni di alcuni dei suoi esponenti rilasciate nel corso degli ultimi cinquant’anni, sembra aver mutato gradualmente la sua posizione pur possibilista mostrando non solo posizioni d’apertura ma un dichiarato e favorevole interesse sempre maggiore verso il fenomeno UFO.
Un interesse quello del Vaticano che, alla luce di certe dichiarazioni emerse negli ultimi anni, lascerebbe presagire una vera e propria fase preparatoria, rivolta principalmente verso i fedeli, in virtù di un probabile contatto palese futuro con intelligenze extraterrestri.
Eventualità che già negli anni ’50, in seguito ai massicci avvistamenti di UFO e alle indagine svolte dai preposti gruppi d’inchiesta governativi, emerse in seno ad alcuni esponenti dell’establishment statunitense e non solo.
Tra l’altro, nel luglio del 1954 (anno che registrò uno dei più imponenti flap ufologici in tutto il mondo nonché il famigerato incontro segreto avvenuto a Muroc Airfield tra l’allora presidente Eisenhower e una delegazione aliena) in Europa, precisamente a Bonn in Germania, si svolse un meeting di teologi e sociologi il cui tema verteva proprio sulla vita extraterrestre.
In quella occasione uno dei partecipanti, il reverendo protestante padre Philipp Dessauer dichiarò quanto segue:

«Le prove raccolte finora in merito ai dischi volanti sembrano dimostrare con sufficiente certezza che da otto anni la Terra è oggetto di osservazioni da parte di esseri ragionevoli provenienti da un altro pianeta. Questi esseri devono essere considerati alla stregua di persone dal punto di vista fisico e alla stregua di creature di Dio dal punto di vista teologico. Se un giorno fosse possibile prendere contatto con questi esseri, si produrrebbe l’evento più drammatico della storia umana. È dovere dei governi preparare gli uomini all’eventualità di un tale incontro.» (“UFO: Il fattore contatto”, Roberto Pinotti – Oscar Mondadori).angelo alieno

Le considerazioni di Dessauer, per quanto azzardate potessero risultare, non erano del tutto campate in aria, anzi sembravano anticipare in un certo qual modo alcune delle conclusioni contenute in un documento ufficiale voluto dalla NASA e denominato “Rapporto Brookings”. Il documento, commissionato dalla NASA nel 1958 – anno di fondazione dell’ente spaziale, su volere del presidente Eisehnower – al Brookings Institution di Washington D.C., venne reso noto al presidente del comitato della NASA per gli studi a lungo raggio nel 1960.
Il Brookings a cui fu assegnato un contratto di ricerca costituì un team di studio, diretto da Donald N. Michael un socio-psicologo, che consultò più di 200 esperti.
Il rapporto finale nelle sue varie parti aveva ricevuto la revisione di studiosi come Lloyd V. Berkner, capo della sezione di scienze spaziali (nonché presunto membro del famigerato Majestic-12), Caryl P. Haskins, presidente della Carnegie Institution di Washington, James R. Killian, presidente della Corporazione del M.LT., Oscar Schachter, direttore della Divisione legale generale delle Nazioni Unite, e dell’antropologa Margaret Mead.

Nel Novembre del 1960 venne steso un rapporto (Brookings Report) intitolato “Proposed Studies on the Implication of Peaceful Space Activities for Human Affaire” (Proposta di Studi sulle Implicazioni delle Attività Spaziali Pacifiche per le Questioni Umane).
Il documento in questione costituiva una sorta di analisi degli aspetti sociologici e antropologici legati a un possibile contatto con una civiltà extraterrestre.
Lo Studio riporta che se la NASA dovesse scoprire prove di vita extraterrestre, sarebbe tenuta a esercitare uno stretto controllo su tale notizia per motivi di pubblica sicurezza.
Alla base del programma, le seguenti considerazioni:

«Gli schedari antropologici (cita il rapporto) contengono numerosi esempi di società, sicure del loro posto nell’universo, che si sono disintegrate quando hanno dovuto associarsi con società che prima ignoravano abbracciando idee differenti e diversi modi di vita; le civiltà sopravvissute a questa esperienza, normalmente ne hanno pagato il prezzo sacrificando valori, atteggiamenti e comportamento validi fino allora. Poiché una vita intelligente può venir scoperta in qualsiasi momento attraverso la ricerca radiotelescopica oggi in atto, e poiché non si possono al momento prevedere le conseguenze di una simile scoperta, data la nostra limitata conoscenza su reazioni a circostanze anche solo vagamente così drammatiche, si possono raccomandare due ordini di ricerca:

  1. Continuazione degli studi per determinare la comprensione e gli atteggiamenti emotivi e intellettuali (e le eventuali successive alterazioni) riguardo alla possibilità e alle conseguenze della scoperta di una vita extraterrestre intelligente.
  2. Studi storici ed empirici del comportamento di popoli e dei loro capi di fronte a eventi drammatici e inconsueti o a pressioni sociali.»

Tra l’altro nel Rapporto Brookings, precisamente nella sottosezione, alla pagina 216, intitolata “Implications of a Discovery of Extraterrestrial Life” si legge: «[…] Diversi cosmologi e astronomi ritengono altamente probabile l’esistenza di vita intelligente in molti altri sistemi solari […]. Manufatti lasciati in un determinato momento storico da queste forme di vita potrebbero essere scoperti attraverso le nostre future attività spaziali sulla Luna, su Marte, su Venere.»

A livello di politica e di strategia, il Rapporto raccomanda che la NASA richieda sempre e consideri molto attentamente: «In che modo e in quali circostanze simili notizie potrebbero essere presentate o nascoste al pubblico, e per quali scopi? Quale potrebbe essere il ruolo degli scienziati autori della scoperta e di altri responsabili della decisione di renderla nota?»

In merito alla possibilità che la prova inoppugnabile dell’esistenza di vita extraterrestre intelligente provochi gravi conseguenze sull’assetto socio-politico, inducendo la popolazione a porsi scottanti interrogativi, il documento riporta che: «Il livello di ripercussioni politiche o sociali probabilmente dipende da come la leadership interpreta il proprio ruolo, da come quest’ultimo viene minacciato, e dalle opportunità nazionali e personali di trarre vantaggio dallo sconvolgimento o dal rafforzamento degli atteggiamenti e dei valori altrui.»

L’NSA E LE IMPLICAZIONI DEL FENOMENO UFO
Il riserbo, suggerito dal Rapporto, che la NASA stessa dovrebbe esercitare per motivi di pubblica sicurezza in caso di scoperta di vita extraterrestre non deve stupire pur trattandosi di un ente civile che militare.
In effetti la NASA nacque in piena guerra fredda, quando tutti i progressi nell’ambito delle scienze spaziali derivavano dall’applicazione e dal perfezionamento di tecnologie militari.
Ancora oggi questo tipo di logica prevale. Infatti, anche se finanziata da imprese pubbliche, la NASA non è responsabile nei confronti dell’opinione pubblica, bensì del Governo USA e non esistono leggi che le impongano di condividere apertamente le proprie informazioni.
Al contrario, nella Sezione 102 dell’Atto del 29 luglio 1958 (The Space Act), con il quale l’Ente americano fu costituito, leggiamo:

«La NASA è incaricata di rendere note alle agenzie direttamente implicate nella difesa nazionale le scoperte che hanno un valore o un significato militari […]. Le informazioni ottenute o sviluppate da questo ente nell’esercizio delle sue funzioni sancite da questo atto saranno suscettibili di eventuali pubbliche ispezioni tranne che nei seguenti casi:

  • informazioni sulle quali la legge federale abbia autorizzato o richiesto il segreto,
  • informazioni tenute nascoste per proteggere la sicurezza nazionale.»

Inoltre, vorrei evidenziare come alcune delle considerazioni esposte nel “Brookings Report” risultano alquanto simili a quelle contenute in un altro documento ufficiale, classificato Secret, realizzato nel 1968 dalla National Security Agency-NSA e in seguito declassificato.

Il documento in questione si chiama “UFO Hypothesis and Survival Questions” (Ipotesi sugli UFO e questioni di sopravvivenza); scopo di tale rapporto è quello di considerare brevemente alcune delle implicazioni relative alla sopravvivenza del genere umano in relazione al fenomeno UFO.
Il documento al punto 5 intitolato “Alcuni UFO sono correlati a intelligenze extraterrestri” recita testualmente:

«Secondo alcuni eminenti scienziati impegnati nello studio di tali questioni, questa ipotesi non può essere esclusa (Gli avvistamenti ben documentati su Washington, DC, del 1952 supportano fortemente tale ipotesi).»

Tale ipotesi presenta un cospicuo numero di pesanti implicazioni relativamente alla questione della sopravvivenza della razza umana:

  • Se sono “loro” che ti scoprono, questo significa che “loro” sono tecnologicamente superiori, questa é una vecchia ma raramente sbagliata regola empirica. La storia umana ci ha mostrato innumerevoli volte i risultati tragici di un confronto fra una cultura tecnologicamente superiore e un popolo inferiore: l”‘inferiore” è spesso oggetto di conquista fisica.
  • Spesso nel passato un popolo tecnologicamente superiore é stato anche portatore di una cultura più virile, o aggressiva. In un confronto fra due popoli di livello culturale molto diverso, nella maggior parte dei casi sono quelli che possiedono una cultura inferiore, o meno virile, a soffrire una tragica perdita di identità e vengono di solito assorbiti dall’altro popolo.

Inoltre, al successivo punto 6 – “Commento”, il rapporto afferma che:

«Per quanto il presente documento sia ben lungi dall’avere trattato tutte le possibili ipotesi connesse con il problema UFO, quelle che sono state passate in rassegna sono comunque le principali. Ciascuna di esse presenta sempre delle serie conseguenze a livello di sopravvivenza. La risposta finale a questo mistero comprenderà più di una delle ipotesi di cui sopra. Fino a oggi le questioni connesse agli UFO sono sempre state prese con un approccio di leggerezza scientifica. Ma se state camminando nella foresta e qualcuno gridasse “attenzione, un serpente a sonagli!” la vostra reazione sarebbe sicuramente immediata e difensiva, non perdereste certo tempo a effettuare speculazioni prima di agire, dovreste trattare l’allarme come un fatto reale e una minaccia immediata alla vostra esistenza. L’investigazione assumerebbe in questo caso l’aspetto di una intensa azione di emergenza allo scopo di isolare la minaccia e determinarne la precisa natura, sarebbe rivolta a sviluppare adeguate misure difensive in un minimo di tempo. Sembrerebbe che nel trattare col fenomeno UFO sia richiesto un po’ di più di una tale attitudine alla sopravvivenza.
Forse la questione degli UFO potrebbe addirittura costringere l’uomo a intraprendere degli studi che potrebbero metterlo in grado di costruire una società più orientata verso lo sviluppo di un essere umano completo, sano in tutti gli aspetti di mente e corpo e, più importante di tutto, capace di riconoscere e adattarsi a reali situazioni ambientali.
»

LA CHIESA E L’IPOTESI DI VITA EXTRATERRESTRE
Tenendo bene a mente alcune delle considerazioni emerse nei due documenti menzionati (anche per le successive parti del dossier) credo sia utile, oltre che doverosa, una disamina approfondita sul pensiero e la posizione stessa della Chiesa in relazione al fenomeno UFO e alla possibilità di vita extraterrestre in generale.
Per quanto riguarda l’ipotesi di vita extraterrestre da un punto di vista teologico alla voce “Abitabilità dei Mondi”, l’Enciclopedia Cattolica recita:

«Intorno alla questione dell’abitabilità dei mondi nulla di categorico afferma la dottrina cattolica; sotto quest’aspetto, resta quindi piena libertà di opinione e discussione. Il giorno in cui la scienza riuscisse a provare che anche in altri pianeti vicini o lontani o in altre stelle, vi sono esseri ragionevoli come noi, la filosofia spiegherà l’origine di quegli uomini allo stesso modo che per gli uomini terreni; ricorrendo, cioè, all’argomento della causalità, che postula un essere creatore. E la Teologia ci inviterà a magnificare di più la grandezza, la bontà, la prodigalità innata di Dio.»

Anche se il fenomeno UFO nacque ufficialmente nel 1947 nella Chiesa, già nei secoli precedenti, vi fu chi si espresse proprio in merito alla possibilità di Vita Extraterrestre.
In epoca rinascimentale la questione della probabile esistenza di mondi abitati venne affrontata dal Cardinale Nicola Cusano nella sua famosa opera teologica “De docta ignorantia” (La dotta ignoranza) pubblicata in tre volumi nel 1440.
Cusano (Bernkastel-Kues, 1401 – Todi, 1464), filosofo, matematico e astronomo tedesco naturalizzato italiano (Nacque a Kues ora Bernkastel-Kues, nome latinizzato in Cusa, in Germania presso Treviri, con il nome di Nikolaus Krebs), nella sua opera evidenzia l’impossibilità dell’uomo di possedere la “verità assoluta”, che è solo di Dio, e confidando pertanto nella sola opportunità di accrescere le sue conoscenze. Il Cardinale nel secondo volume asserisce quanto segue:

«La Terra non appare più ignobile neppure per il luogo che occupa, luogo del mondo che è abitazione di uomini, di animali, di piante, che avrebbero una realtà di grado più ignobile rispetto agli enti che stanno nella regione del Sole e delle altre stelle. Infatti, sebbene Dio sia centro e circonferenza di tutte le regioni delle stelle e procedano da lui le nature dotate d’un grado diverso di nobiltà, abitanti in ogni regione, perché tanti luoghi dei cicli e delle stelle non siano vuoti, e abitata solo codesta Terra che è forse tra i corpi più piccoli, tuttavia sembra non vi possa essere qualche natura più nobile e più perfetta della natura intellettuale, nell’ambito del suo ordine, che abita in questa Terra e nella sua regione, anche se vi siano abitatori nelle altre stelle appartenenti ad altro genere. L’uomo non tende a conseguire una natura diversa dalla sua, ma ad essere perfetto nella propria. Non hanno proporzione gli abita tori delle altre stelle, chiunque essi siano, con i cittadini di questo mondo, anche se la totalità di quella regione rispetto alla nostra abbia una qualche proporzione, a noi occulta, nell’ambito d’una finalità universale. E così gli abitanti di questa Terra e della sua regione hanno una qualche relazione con gli abitanti delle altre stelle e regioni mediante la regione dell’universo, come le articolazioni minori delle dita della mano, mediante la mano, si può dire abbiano una proporzione con il piede, e le articolazioni particolari del piede si rapportano alla mano per la mediazione del piede stesso, cosicché tutto risulta proporzionato in relazione all’animale nella sua completezza. Ci è ignota tutta la regione delle stelle, e ci rimangono del tutto ignoti i suoi abitatori, come accade su questa Terra, che gli animali appartenenti ad una specie costituiscono una sola regione specifica, si uniscono fra loro e partecipano insieme, per la comunanza della regione specifica, alle proprietà che sono della loro regione, e non sanno nulla delle altre regioni, o perché se lo vietano o perché non ne hanno una vera conoscenza.»
(Lib. II, cap. XII “La terra, un astro in moto fra tutti gli altri, di cui ci sono ignoti gli abitatori”)

Similmente alle posizioni di Cusano, 400 anni dopo si allineerà il domenicano francese Jacques-Marie-Louis Monsabré (Blois 1827 – Le Havre 1907), famoso per le sue prediche tra cui la nota “Introduzione al dogma cattolico” (1857-65) e le conferenze tenute ogni Quaresima a Notre-Dame tra queste la celebre “Esposizione del dogma cattolico” (1873-90).

«Perché – si domandava il domenicano – gli astri non sarebbero popolati da esseri meno grandi degli angeli, ma più grandi di noi? Tra la vita intuitiva dei puri spiriti e la nostra vita composta, ragionevole, sensitiva e vegetativa, vi è luogo per altre vite… Non è forse perché il divino Pastore volendo condurre tutto il suo gregge al pascolo della eterna felicità, lasciò negli spazi le novantanove pecorelle per venire a cercare quaggiù la centesima smarrita?»

Sempre nel 1800 un ulteriore e favorevole giudizio fu quello espresso dal famoso gesuita nonché astronomo padre Angelo Secchi (1818-1878). Il poliedrico gesuita italiano, oltre che all’astronomia i suoi interessi spaziavano dall’archeologia alla geodesia e geofisica fino alla meteorologia, fu direttore dell’Osservatorio Vaticano e uno dei pionieri nell’analisi spettroscopica e nella classificazione stellare su base spettroscopica.
Anche il dotto gesuita proprio in merito alla possibilità di altre forme di vita nell’Universo ebbe a dire:

«Ma il creato, che contempla l’astronomo, non è un semplice ammasso di materia luminosa: è un prodigioso organismo, in cui, dove cessa l’incandescenza della materia, incomincia la vita. Benché questa non sia penetrabile ai suoi telescopi, tuttavia, dall’analogia del nostro globo, possiamo argomentarne la generale esistenza negli altri. La costituzione atmosferica degli altri pianeti, che in alcuni è cotanto simile alla nostra, e la struttura e composizione delle stelle simile a quella del nostro sole, ci persuadono che essi o sono in uno stadio simile al presente del nostro sistema, o percorrono taluno di quei periodi, che esso già percorse, o è destinato a percorrere.»
(“Lezioni elementari di Fisica Terrestre” – Roma 1879).

IL REVERENDO CONNELL E IL FENOMENO DEI DISCHI VOLANTI
Il 10 agosto 1952 il quotidiano “Il Popolo” pubblica un articolo edito negli USA dal “Catholic Standard”, un organo settimanale dell’arcivescovado di Washington, e intitolato: “Teoria sull’esistenza dei dischi volanti”.
Il pezzo in questione, scritto dal reverendo Francis Connell, decano dell’Università Cattolica di Teologia di Washington, oltre che direttore aggiunto del periodico “The American Ecclesiastical Review”, si occupava della questione teologica legata all’esistenza di esseri umani su altri pianeti.
Proprio in merito al fenomeno dei dischi volanti e alla teoria che provenissero da altri mondi, il reverendo americano rammenta come l’esistenza su altri pianeti di creature dotate di ragione sia un’ipotesi ammessa da lungo tempo dai teologi cattolici.
Sempre nell’articolo, Connell espone che i principi della dottrina cattolica sono estremamente conciliabili con le più straordinarie ipotesi di vita razionale sugli altri pianeti.
Le ipotesi, esposte dal reverendo, sono:

  1. «Gli esseri degli altri pianeti hanno ricevuto da Dio un “destino soprannaturale”, come quello di Adamo ed Eva prima che commettessero il peccato.
    Alla loro creazione essi sono stati dotati di qualità soprannaturali, per esempio, dell’immortalità del corpo e di un puro spirito. Successivamente essi hanno peccato come Adamo ed Eva ed hanno perso i loro attributi soprannaturali. E questo non è che il problema degli esseri umani trasportato puramente e semplicemente su un altro pianeta.
  2. Le creature extra terrestri sono state create da Dio allo “stato di natura” vale a dire, a differenza di Adamo ed Eva prima del peccato, senza alcune degli attributi soprannaturali contenuti nella prima ipotesi. Dopo la loro morte essi consoceranno l’eterna felicità, senza tuttavia avere la possibilità della visione di Dio. La loro sorte è, pertanto, quella dei bambini morti senza Battesimo.
  3. Gli esseri extra terrestri hanno ricevuto da Dio gli stessi doni naturali di Adamo ed Eva, ma non hanno commesso peccato. Essi vivono dunque in condizioni paradisiache e possono essere da lungo tempo padroni di tutte le scienze di cui gli uomini di questa terra vanno così orgogliosi. È ragionevole supporre che essi siano più progrediti di noi e che viaggi interplanetari non presentino alcuna difficoltà per loro. Se poi si considera che essi dispongono, come Adamo ed Eva prima del peccato originale, dell’immortalità del corpo, ne consegue che è assolutamente inutile attaccarli con i caccia a reazione o con i nostri proiettili teleguidati. È anche naturale pensare che essendo dotati di un puro spirito e della volontà di seguire fedelmente i precetti divini gli esseri provenienti da un altro pianeta non abbiano nessuna intenzione di dichiararci guerra o di farci del male.
  4. Le creature extra terrestri potrebbero però essere “esseri razionali” che hanno peccato contro Dio come gli angeli caduti, ed hanno perso per sempre la grazia di Dio senza possibilità di redenzione. Quest’ultima ipotesi è la meno rassicurante, perché si avrebbe a che fare con un mondo di esseri malvagi; dotati di eccezionale intelligenza e di cattive intenzioni, che non possono certamente arrecare del bene all’umanità.»

Un articolo altrettanto interessante è quello pubblicato dal quotidiano “La Gazzetta del Popolo” il 28 ottobre 1954 e intitolato: “Una sensazionale ipotesi sull’origine dei dischi volanti”.
Il pezzo, scritto dal corrispondente di Parigi Bonaventura Caloro, riporta quanto era stato espresso in Francia dall’autorevole scrittore cattolico Daniel Rops, proprio in merito ai misteriosi velivoli, e apparso sul settimanale Carefour. Rops, allora candidato all’Accademia di Francia, esordisce ponendosi il quesito sull’eventualità che i dischi volanti potessero essere angeli.
Lo scrittore, si legge nel pezzo, rammenta come il 14 maggio 1950 un giornale di San Francisco aveva pubblicato un suggestivo articolo sulle conseguenze religiose derivanti dall’esistenza dei dischi volanti.
L’autore dell’articolo notava che i libri santi non escludevano affatto l’esistenza, oltre gli abitanti della Terra, di altri esseri provvisti di intelligenza umana: per esempio gli angeli erano di questi esseri; e l’autore stesso fu il primo a vedere nel fenomeno dei dischi volanti un segno divino.
Tempo dopo, riferisce Rops, un teologo tedesco inviò al giornale cattolico “Wort und Warheit” una raccomandazione, di accogliere i piloti dei dischi volanti con sentimento di carità.

«Che non si creda uno scherzo – dichiara Daniel Rops – il discorso del teologo tedesco. Mi sarebbe facile citare un gruppo di teologi molto seri che discutono attualmente di tali problemi e so di un amico gesuita, ricco di spirito in tutto il senso della parola, che recentemente dichiarava, con una punta di ironia, ma non alla leggera, che non era proibito credere che i visitatori dei dischi volanti fossero angeli o almeno creature perfette, non macolate dal peccato originale, esseri “preadamitici”, ma sopravanzati a noi di qualche migliaio di anni.»

Tra l’altro Rops rammenta come nel giugno del 1951 la rivista “Ecclesia”, in anticipo sulla stampa di molti paesi progrediti, chiedeva allo scienziato e teologo Gabriel Remy, membro dell’Accademia astronomica di Francia e autore dell’opera “De la creation et de l’ère atomique”, la sua opinione sui dischi volanti.
Lo scienziato-teologo aveva realizzato un serio studio sul problema elaborando una sorta di piccola teologia sui marziani.
Il punto iniziale dello studio di Remy sottolinea come la scienza e la fede siano concordi nell’ammettere che il Sistema Solare, come composizione, non è unico nel suo genere. Soltanto entro un raggio di sedici anni luce ci sono trentotto soli; se la stessa proporzione si ripete in tutta la Galassia fra i suoi cento miliardi di stelle si potranno contare a centinai di milioni i pianeti. Pertanto sarebbe una bella pretesa credere che solo gli abitanti della Terra siano gli unici esseri umani dotati di cervello e anima e che la rivelazione divina limiti a noi quali supremi termini di essa.

«La scienza d’oggi – afferma Remy – sorride di una tale credenza. Per cui si pone il problema: I principi della rivelazione sarebbero smentiti se esistessero su un altro pianeta esseri viventi provvisti di una intelligenza eguale o superiore alla nostra? Questi esseri sono reincarnazione del verbo e susseguenti alla redenzione di Gesù Cristo?»

Tra l’altro Daniel Rops evidenzia come il monaco benedettino Dom Raymond Thibaut nel suo volume “L’Union à Dieu dans le Christ, d’après les lettres de direction de Dom Marmion” consacrato alle idee dell’abate Dom Columba Marmion (N.d.R. Uno dei principali scrittori spirituali della prima metà del XX secolo beatificato da Papa Giovanni Paolo II nel Settembre del 2000) scrive che l’incarnazione essendo una escursione di Dio nella creazione, non è detto che debba avvenire solo sulla Terra.

«Anche San Tommaso – dichiara Rops – è della stessa opinione. Il maestro della teologia moderna scrisse queste frasi che sembrano rispondere alle questioni del momento: “Sembra che dopo la incarnazione, il figlio di Dio possa assumere una natura umana diversa da quella che egli assunse”.»

Lo scrittore cattolico, infine, conclude con questa considerazione: «Insomma, ha ben ragione il teologo tedesco che chiede ai terreni di accogliere con sentimento di carità i marziani: anche se fisicamente non ci assomigliamo, essi possono essere spiritualmente più vicini a noi di quel che supponiamo.»

LA TEOLOGIA AMMETTE ALTRI MONDI ABITATI
In base a quanto fino a ora esposto emerge chiaramente come l’argomento degli UFO (anche se all’epoca era in voga il termine Dischi Volanti) e della Vita Extraterrestre fosse già oggetto di seri dibattiti teologici oltre che di mero interesse mediatico all’estero come in Italia sin dai primi anni ’50.
Anche nel nostro Paese, in effetti, l’attenzione sulle possibili implicazioni religiose legate agli oggetti volanti non identificati venne immediatamente colta dagli organi di stampa. Non mancarono, così come negli anni ’60, i quotidiani che si occuparono della pubblicazione di servizi il cui tema principale riguardasse il possibile pensiero o posizione sugli extraterrestri da parte della stessa Chiesa Cattolica.
Il 31 dicembre del 1954 il quotidiano “Il Giornale” pubblicò un breve ma significativo articolo intitolato: “L’esistenza dei marziani non esclusa dalla religione”. Il pezzo riportava che:

«La discussione sulla abitabilità o meno dei pianeti e quindi sulla possibilità che in essi (o almeno alcuni di essi) esista la presenza di esseri rispondenti alla caratteristica fondamentale degli uomini, cioè di esseri ragionanti e pensanti, passata dal campo strettamente scientifico a quello più vasto delle comuni intelligenze, più facili quindi a smarrirsi nei dubbi dell’indole religiosa, non ha lasciato indifferente la Chiesa. Le autorità vaticane, interrogate dall’Agenzia Nazionale, hanno dichiarato che se anche un giorno la scienza arriverà a provare l’esistenza di questi esseri, la Chiesa non avrà difficoltà ad accettarne il responso e non si verificherà certo quanto è accaduto in altri tempi al riguardo di altre scoperte della scienza. La Chiesa – si dichiara – non si rifiuta oggi di andare pari passo con la scienza. Lo ha affermato lo stesso Pontefice qualche tempo fa in un discorso che ebbe larga eco nel mondo scientifico. Per ora i teologi si limitano a rilevare che se si trattasse di essere ragionevoli, questi non potrebbero essere considerati come facenti parte della famiglia umana, che ha per suo capostipite Adamo. Essi sarebbero pertanto governati da altra legge morale e destinati ad altro fine. Probabilmente si tratterebbe di esseri viventi allo stato naturale, con bisogni e aspirazioni più limitati dei nostri. Le ipotesi che possono essere avanzate, sempre dal punto di vista religioso, il solo che interessa la Chiesa, sono naturalmente molte e diverse.»

Altrettanto significativo è l’articolo “La teologia ammette gli abitanti di altri mondi” scritto da Raffaele Mezza e pubblicato dal quotidiano “Il Mattino” il 26 ottobre 1966 (Ripubblicato anche sul Corriere di Napoli il 13/12/1973 con il titolo: “L’esistenza degli UFO non contrasta con la fede”) dal quale emerge tra l’altro un breve retroscena verificato si durante i lavori preparativi del Concilio Vaticano II (11 ottobre 1962-7 dicembre 1965) indetto da Papa Giovanni XXIII il 25 gennaio 1959. L’articolo di Mezza vuole riassumere il punto di vista cattolico sull’argomento, ecco alcuni passi salienti:

«Anzitutto un po’ di storia. Sembra che il primo a formulare l’ipotesi di altri mondi abitati sia stato il Cardinale Cusano, morto nel 1464, che ne parla nella sua opera “De docta ignorantia”. Questa teoria si fece strada ai tempi di Galileo, anche se l’abate Ciampoli consigliava il grande astronomo di scartarla per non inimicarsi i teologi. Altri presunti contatti con la Bibbia pensò di trovarli, nella prima metà del Seicento, l’Abate La Cazre, il quale raccomandava al filosofo Gassendi di non insistere troppo sugli abitanti degli altri pianeti. Il rinnovamento delle scienze bibliche seguito alla riforma protestante fece giustizia di questi preconcetti o partendo dal principio, già espresso da Sant’Agostino, secondo il quale la Sacra Scrittura serve ad inculcare verità religiose senza pretese scientifiche (“…christianos vult facere, non mathematicos…”), chiarì che era assurdo aspettarsi dalla Bibbia un linguaggio aderente all’astronomia, quando si sa che all’epoca in cui fu scritto il Libro sacro gli uomini avevano dell’Universo una concezione sbagliata.»

«Fatta questa premessa, vediamo ora più da vicino perché la fede non esclude la possibilità di altri mondi abitati. Già il celebre Monsanbrè, alla fine del secolo scorso, predicava nella Cattedrale di Parigi la possibilità che altri esseri intelligenti si unissero agli uomini nel glorificare Dio. Sei anni prima, nel 1884, il teologo tedesco Pohle aveva pubblicato uno studio affermando che il fine della creazione, cioè la gloria di Dio, non sarebbe compiutamente raggiunto se non ci fossero altri mondi abitati. Lasciamo da parte, tuttavia, queste opinioni per limitarci a delle considerazioni del tutto obiettive. Nulla vieta di pensare che il Signore abbia creato altri esseri intelligenti più o meno simili all’uomo. Ciò non significa che la teologia provi, o almeno esiga, l’abitabilità dei mondi lontani. La stessa incarnazione del Figlio di Dio il quale, come si legge nel Credo, “discese dal Cielo per noi uomini e per la nostra salvezza”, non esclude l’esistenza di altre creature intelligenti, per le quali la Provvidenza potrebbe aver escogitato un’altra economia di salvezza.»

«C’è anzi chi pensa di trovare riferimenti positivi nella Sacra Scrittura. Le pecorelle che Gesù, nel Vangelo di Giovanni, dice di avere in un altro ovile, la pecorella smarrita di cui si parla in San Matteo, nella lettera ai Colossesi, afferma che in Cristo “tutte le cose furono create: quelle celesti e quelle terrestri, le visibili e le invisibili…” e che piacque a Dio riconciliare a sé, per mezzo di Gesù Cristo, “tutte le cose, sia quelle che sono sulla Terra che quelle che sono in Cielo”. Secondo alcuni esegeti queste cose celesti rappresenterebbero gli esseri ultraterreni riconciliati a Dio grazie al sacrificio della Croce. Come osserva il teologo Roberto Masi – che insieme al Prof. Michelangelo Alessandri ha scritto sull’argomento un libro edito dalla Pro Civitate Christiana – “Oggi possiamo dire soltanto che i brani scritturistici citati non sembrano avere riferimento ad abitanti di mondi lontani. Se però un giorno la scienza arriverà a scoprire questi misteriosi abitanti del cielo, allora potremo non escludere che quelle frasi della Scrittura, e forse altre, alludano implicitamente anche a misteriosi esseri celesti.”»

L’articolo di Mezza, tra l’altro proprio in conclusione, riporta un fatto “insolito” avvenuto duranti i lavori preparativi del Concilio e che sembrerebbe ricollegarsi in qualche modo a quanto confidatomi nel 2001 dal Gesuita (vedi la mia “Intervista al Gesuita“).
Quest’ultimo mi rivelò che uno dei motivi che diede il via al Concilio Ecumenico Vaticano II fosse proprio la necessità di fare un primo e concreto passo verso il rinnovamento della Chiesa, anche in vista di un possibile e imminente “contatto” alieno.
In effetti, stando a quanto riportato dal giornalista italiano, nella fase preparatoria del Concilio Vaticano II un vescovo propose che si discutesse anche l’opportunità di spedire “missionari spaziali” negli altri pianeti, per convertire gli eventuali abitanti.
La singolare proposta, che fu riferita ai giornalisti dal Segretario Generale del Concilio Mons. Pericle Felici, a quanto è dato sapere, non ebbe un immediato seguito ma negli anni a venire, come vedremo più avanti, sarebbe stata seriamente considerata. Del resto, due anni dopo, “Il Giornale d’Italia” pubblicava un articolo in cui si tornava a parlare di “missionari spaziali” e di evangelizzazione di esseri interplanetari sulla scia della corsa verso la Luna da parte dell’Apollo 11.
Il 19 luglio 1969 il quotidiano pubblicò “Missionari sulla Luna? La Chiesa e la scoperta di nuovi mondi” un pezzo scritto dal vaticanista Benny Lai. Il giornalista traendo spunto dall’imminente sbarco sulla Luna da parte USA analizza le implicazioni teologiche legate alla possibile esistenza di esseri extraterrestri.

«Ricordo – scrive Lai – che, nel 1955, l’annunzio del primo lancio di un satellite artificiale, che apriva le speranze agli attuali viaggi interplanetari, interessa teologi e pensatori cattolici sotto un profilo particolare, vale a dire sui rapporti tra scienza e fede. Nacque tutta una serie di quesiti: se esistevano altri mondi abitati e, in caso positivo, se gli abitanti di tali mondi abitati avessero un’anima; se Cristo si fosse incarnato negli ipotetici extraterrestri e avesse concesso loro i benefici della redenzione. Si dirà che nella generale euforia dettata dalla novità ogni categoria guardava al suo campiello, ed è giusto solo in parte. La verità è che i teologi non erano impegnati come oggi. Già tre anni prima, infatti, due autorevoli studiosi s’erano quasi accapigliati disputando sui medesimi argomenti. L’uno, il teologo americano padre Francis J. Connel, aveva tirato fuori la strana ipotesi della possibile esistenza di esseri totalmente cattivi o totalmente buoni, a seconda appunto di avere avuto o no la redenzione; l’altro, l’allora rettore dell’Università cattolica di Milano, il francescano padre Agostino Gemelli, aveva negato l’esistenza di una vita superiore almeno nei satelliti del nostro Sistema Solare, messo in evidenza che le Sacre scritture non parlano di altre creazioni di esseri intelligenti e di conseguenza ipotizzare forme di vita per generazione spontanea avrebbe significato negare l’esistenza di Dio.»

«Adesso neppure un seminarista avrebbe il coraggio di riaprire simili dispute. Adesso non si tira fuori Emanuele Kant (che in fatto di astronomia poi non era del tutto digiuno) per supporre abitati i pianeti o ci si appella a San Tommaso che ammetteva la pluralità di incarnazioni divine poiché in caso contrario, sostenendo cioè che Dio non abbia potuto incarnarsi in altri esseri come nell’uomo, significherebbe porre un limite all’Onnipotenza divina.»

«Per il Papa – scrive Lai – che ha dedicato al viaggio dei tre cosmonauti già due discorsi, la avventura transplanetaria deve richiamare l’uomo alla umiltà, a non considerarsi causa e principio del mondo, a non restringere la realtà e ogni cosa a se stesso. “Esiste un cosmo, esiste un universo: esiste fuori, prima e dopo l’uomo che lo osserva, lo scopre, lo esplora”.»

Diversi anni fa, in un articolo sull’astronautica apparso sull'”Osservatore Romano”, il giornalista scriveva:

«Alle spedizioni fuori della Terra si affiancherà qualche sacerdote così come accadde nelle precedenti spedizioni terrestri; una nuova epoca si apre per le spedizioni missionarie. I monsignori romani sorrisero ma più per vedersi in una astronave alla Jules Verne, con le vesti svolazzanti, che per andare a cristianizzare i pagani interplanetari.»

Cristoforo Barbato

da “UFO Notiziario” n. 168

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