Continuando il lento percorso di “Camminare e conoscere” per le vie di Nocera Inferiore, arriviamo a Casale del Pozzo.
Andiamo a visitare il principale, e forse ultimo, pozzo rimasto. Questi è ubicato nel cortile di Casa Tortora, nella parte alta del casale.
Oramai è quasi un rudere, ma è la testimonianza di un ricordo del passato, quando tale Ciocio Vincenzo, una sera, vedendo passare tutti impettiti coi loro fez alcuni fascisti, disse ad alta voce:
– ‘O ciuccio s’è mangiato ‘o fascio”.
Più che altro una battuta ironica, ma quei facinorosi gli fecero passare tutta la notte nell’acqua fredda del pozzo. A nulla valsero le implorazioni della consorte scesa per chiedere che lo tirassero fuori.
Nel frattempo invocava: “Vicenzino mio!, Vicenzino mio!“.
Questi, pur tremante per il freddo, cercava di mantenere, l’allora autorità maritale, dicendo: “T’aggia ditto tuornatene ‘a casa“.
Man mano che s’indeboliva, la frase era meno convincente e, forse, sapere che la moglie gli era vicino lo aiutò a superare l’ignobile, ingiusta, pena. Con grande dolore e determinazione lei non ubbidì rimanendo a piangere vicino al pozzo, fino all’alba, quando, andati via quelli con la triste divisa, alcuni vicini di casa, tirarono fuori dal pozzo, Vincenzo che tossiva febbricitante.
Questo è uno dei tanti episodi che narra, ancora, il pozzo, in verità, ormai, alquanto malconcio.
