Proseguendo il giro per la città: “Camminare e conoscere”, ho osservato, da semplice cittadino, non da geotecnico, un muretto fra via Rea e Via Dentice, oppresso da un grande ficus.
Già dall’immagine è possibile notare un vecchio muretto in pietra, visibilmente danneggiato, con crepe e fessure da cui spuntano erbacce.
Proprio al suo fianco, c’è un albero le cui radici sembrano aver contribuito al cedimento della struttura. È un chiaro esempio di come la natura, nel tempo, si riprenda i suoi spazi. C’è una certa poesia in questo contrasto: l’opera umana che si sgretola, e la vita vegetale che persiste, cresce e trasforma. Potrebbe essere lo spunto per una riflessione sull’equilibrio fragile tra uomo e ambiente.
Cioè un piccolo muro in pietra antica, per lo più tufi, visibilmente danneggiato e deformato dalle radici di un grande albero ficus. Le radici, crescendo, hanno spinto e spaccato i blocchi di pietra, creando fenditure profonde. Intorno, foglie secche, rami caduti e rifiuti indicano abbandono.
È una scena potente: la natura che reclama spazio, rompendo le costruzioni umane. Un richiamo alla forza silenziosa del tempo e alla necessità di equilibrio tra crescita naturale e intervento umano.
Potrebbe essere anche letta come metafora del passato che riaffiora, spaccando le fondamenta del presente quando viene trascurato.
Da questa immagine si possono fare alcune considerazioni interessanti:
Interferenza radici-muro:
Il ficus ha esteso le sue radici e rami tra le pietre del muro, causandone il disfacimento. Le radici, crescendo, esercitano una pressione costante che disgrega la struttura muraria. Questo è un tipico esempio di interferenza biologica su struttura artificiale.


Il muro appare chiaramente degradato: alcune pietre sono spostate, altre mancanti o sbriciolate. L’insieme mostra instabilità statica crescente.
Con il tempo, la spinta meccanica del ficus e le intemperie potrebbero provocarne il crollo parziale o totale.
Simbolicamente, il ficus rappresenta la forza della natura che si insinua, resiste e vince sulle opere dell’uomo.
Forse sarebbe opportuno un intervento di valutazione da parte di un agronomo e di un tecnico.
Il ficus è una pianta che ben si adatta all’ambiente urbano, ma se vicino a strutture, deve essere monitorato per non causare danni. Servono rilievi più dettagliati sul posto. Tuttavia, da un’analisi preliminare dell’immagine si possono considerare questi fattori di rischio:
Spinta radicale attiva:
Le radici del ficus esercitano una spinta orizzontale crescente nel tempo. Questo induce pressioni laterali che compromettono la stabilità del paramento murario, soprattutto se a secco o con malta degradata.
Materiale e struttura del muro:
Il muro appare in pietrame disgregato e senza continuità strutturale (probabile muratura a secco o con malta molto degradata). Questo aumenta la vulnerabilità meccanica.
Inclinazione o fuori piombo:
Se il muro è già inclinato o ha subito cedimenti differenziali, c’è il rischio di ribaltamento o collasso locale.
Carichi sovrastanti e vibrazioni:
Eventuali carichi aggiuntivi (veicoli vicini, pioggia, vibrazioni da traffico) possono accelerare il degrado.
Azioni consigliate (preliminari):
– Rilievo plano-altimetrico e fotografico dettagliato;
– Verifica fuori piombo;
– Prova penetrometrica o sondaggi leggeri per analisi della fondazione;
– Analisi della resistenza residua della muratura.
Un tecnico strutturista può poi elaborare una valutazione di rischio con metodo semi-quantitativo (p.es. metodo del limite di equilibrio).
Oppure, semplicemente, ridimensionare, di molto, il ficus e aggiustare il muretto.

Di Giulio Caso

Geologo