L’edizione 2025 della rassegna “L’Essere e l’Umano” di Artenauta Teatro si chiude con una commedia diretta da Simona Tortora ispirata ad Achille Campanile
Dopo il successo di pubblico di “Cuore di mamma” scritto e diretto da Antonello Ronga, “L’Essere e l’Umano” chiude la nona edizione con un altro spettacolo prodotto da Artenauta teatro: “Alla fine ci arrivano tutti” scritto e diretto da Simona Tortora in scena domani sera alle 20:45 al teatro Diana di Nocera Inferiore.
Il testo si ispira a “Il Povero Piero” di Achille Campanile ma è stato totalmente rimaneggiato dalla regista che, omaggiando un gigante della drammaturgia mondiale, ha voluto raccontare l’ipocrisia e l’assurdità di certe dinamiche successive alla scomparsa di un individuo.
«“Alla Fine ci arrivano tutti” è una commedia dell’equivoco, la trama prelude ad eventi surreali cui si imbatteranno i personaggi dopo la morte del protagonista, ritmati da un andirivieni di parenti e amici portatori di un ipocrita perbenismo di circostanza, oltre che di volgarità e vizi scanditi da raffinata e graffiante ironia. Lo spettacolo– queste le parole di Simona Tortora- dopo “TU 2.0” ed “Ernesto”, chiude una trilogia drammaturgica e di regia del lavoro della compagnia sulle ambiguità della società, su quanto siano sfaccettati i caratteri umani, capaci di indossare maschere multiformi, dove il reale supera di gran lunga l’immaginazione. Il genere umano ne esce malconcio, in alcuni casi da rifare totalmente le tappe evolutive dell’animo gentile, salvo poi piccole e rare eccezioni per cui si può sperare».
Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Simona Tortora che ci ha raccontato i retroscena di “Alla fine ci arrivano tutti”.
– Dopo l’omaggio a Woody Allen, quest’anno torni in scena con uno spettacolo che omaggia Achille Campanile. Parlaci di questa scelta.
«La scelta di un testo di Achille Campanile su cui lavorare viene da una ricerca che faccio sempre su autori del teatro dell’assurdo che è un tipo di teatro al quale io mi sento particolarmente legata. Quindi, nel cercare testi che potessero essere per me interessanti anche da proporre alla compagnia con la quale lavoro da almeno una decina d’anni, la scelta è ricaduta sul testo di Campanile, autore antesignano di Ionesco per quanto riguarda gli autori contemporanei dell’assurdo. Mi piaceva tantissimo perché il teatro dell’assurdo porta in sé veramente un reale godimento, anche quando si parla di tragedie».
– “Alla fine ci arrivano tutti” sin dal titolo sembra quasi prendersi gioco della morte: in che modo hai trattato l’argomento?
«Il tema della morte appartiene a quella ritualità ben definita dalla nostra cultura occidentale, come possono essere i matrimoni,attraverso i quali c’è un incontro, un approccio. Proprio nei confronti della morte credo sia assolutamente interessante che abbiano una doppia valenza di tragico e di comico: il fatto che “il morto” sia l’unico del quale non si tiene più conto nel momento in cui abbandona apparentemente la vita terrena è una cosa che mi ha sempre fatto sorridere. Tutto questo è riportato in una commedia, in una dimensione di linguaggio che è quella dell’assurdo che riesce a svelare con una sua leggerezza ma anche con la scrittura o un linguaggio molto pungente e graffiante quelle che sono le sfaccettature delle maschere che noi portiamo in una vita intera».
– In che modo sei intervenuta sul testo originale?
«Con questa drammaturgia tratta da “Il Povero Piero” viene trattato il senso di comunità e di come questa vive un grande momento di rito e di passaggio. C’è un finale al quale mi sono sentita di arrivare in modo diverso e, data la delicatezza del tema, forse ho intrecciato quella che è la cultura alla quale apparteniamo con uno sguardo alla cultura orientale che vede molto di più la morte come una “non fine” ma un possibile ritorno in qualcos’altro, in un’altra veste o come possibile ritrovamento di quello che non c’è più».
– Nei tuoi spettacoli spesso ci sono dei simboli che accompagnano la narrazione, elementi scenici a supporto dello spettacolo, penso alle banane di Tu 2.0, agli occhiali in Ernesto, tanto per citarne alcuni. Anche quest’anno ci sarà qualcosa del genere?
«Si, è vero c’è sempre un elemento di culto qui certamente l’elemento è l’aspetto alla Magritte in tutto lo spettacolo. C’è questo aspetto di sospensione e appunto di sogno visto che i suoi quadri sembrano quasi quelli di chi ha fatto un sogno “strano”. Per me era proprio l’idea di questo spettacolo!»
“Alla fine ci arrivano tutti” è una produzione originale Artenauta teatro, con la regia di Simona Tortora e il disegno delle luci di Peppe Petti. Lo spettacolo è inserito nella rassegna “L’Essere e l’Umano” di Artenauta teatro con la direzione artistica di Simona Tortora, l’organizzazione di Giuseppe Citarella e il patrocinio del comune di Nocera Inferiore.
Per info e prenotazioni è possibile rivolgersi al botteghino del teatro Diana oppure telefonare al 3205591797 o al 3287892486.