È questo quello che chiedono all’amministrazione comunale le tante persone che in questi anni si sono prese cura con dedizione e amore del dolcissimo cagnolone amico di tutti

Una targa e una statua per Jack, che contenga anche le sue ceneri. La chiedono a gran voce all’amministrazione comunale le persone che in questi lunghi anni si sono presi cura del cagnolone amico di tutti al corso Ettore Padovano di Pagani, che è deceduto a 15 anni lo scorso 15 maggio.
Il signor Gerardo, che tutti i giorni gli portava il cibo e che se ne prendeva cura; le signorine Linda e Nunzia, la signora Rosa, la signora Anna che lavora nella panetteria di fronte alla villa comunale, William e Annamaria, per fare solo alcuni nomi, negli anni hanno trattato Jack al pari di un figlio, ricevendo dal docilissimo cagnolone, diventato a Pagani un vero e proprio personaggio pubblico, tante coccole.
A raccontarci la storia di Jack insieme ad una lunga serie di aneddoti sono William Valbusa e Annamaria Petagna, marito e moglie, alternando alla tristezza sguardi dolci e quei sorrisi che il cane riusciva a strappare a tante altre persone.
«Come quando, a mo’ di vigile – ci dice Annamaria con un miscuglio di emozioni – correva dietro alle auto che attraversavano il corso a velocità sostenuta».

Jack che sosta all'ingresso di una chiesa e la sua mamma, Nerina
Jack che sosta all’ingresso di una chiesa e la sua mamma, Nerina

«Jack era figlio di Nerina – le fa eco William – un’altra cagnolina che ha vissuto per anni in villa, accudita amorevolmente dal signor Gerardo, fino a che non è mancata nel 2018».
Inizialmente Jack e Nerina scendevano al centro di Pagani tutti i giorni dal castello, dove evidentemente abitava il loro umano di riferimento, per tornarvi la sera. Questo fino a quando non hanno “eletto domicilio”, per così dire, nella villa comunale».
«Noi li abbiamo conosciuti nel 2011 – continua Annamaria – ed erano già solo Nerina, di circa quattro anni, e Jack, di due, anche se pare ci fossero inizialmente altri cuccioli. Il nostro primo incontro – ci dice ridendo di gusto – non è stato proprio dolcissimo: noi avevamo adottato una cagnolina, Lilly, che passando attraverso la villa venne attaccata da Nerina e Jack. Tralascio la fatica fatta per separarli. Ma di lì in poi i tre divennero amici per la vita. Jack e Nerina cominciarono la sera a seguire Lilly e a venire a dormire nella nostra proprietà, da cui a prima mattina tornavano poi al centro, alla villa».
«Come non ricordare le proverbiali passeggiate che Jack si faceva ogni giorno con un operatore ecologico, accompagnandolo fino alla Basilica di Sant’Alfonso per poi tornare indietro?», ricorda William, che poi continua: «a Jack non mancavano certo le cure: le signorine e Gerardo in primis, ma anche tanta altra gente che gli voleva bene, tanto che si è dovuto esporre un cartello per invitare le persone a non dargli da mangiare, perché era diventato davvero obeso con tutto il cibo che gli portavano».
Poi arriva un altro aneddoto irresistibile da Annamaria: «Dobbiamo ricordare tutte le volte che Jack e la mamma Nerina si imbarcavano al seguito delle persone che periodicamente, per devozione, andavano a Pompei a piedi. Gli altri poi tornavano in pullman, ma loro rigorosamente a piedi. Qualche volte ci facevano preoccupare perché magari per qualche giorno non li vedevamo. Ma poi ricomparivano. Tra l’altro – aggiunge – come le foto documentano, non era insolito vederlo sul sagrato della vicina chiesa, buono buono».
Insomma, potremmo scherzosamente dire che Jack non disdegnava l’ascolto della messa.

Uno dei momenti di dolcezza di Jack
Uno dei momenti di dolcezza di Jack

Jack aveva anche una cuccia, che mani amorose avevano realizzato per lui. Ma tranne in giorni di pioggia o freddo particolare era difficile che vi si rifugiasse. «Jack era un cane che voleva vivere libero, che amava star vicino alle persone più umili, povere, magari a disagio perché in quel momento alticce: lui “stava attento” a queste persone e da queste persone riceveva affetto e attenzioni. E – aggiunge Annamaria – non ha mai fatto un bisogno in pubblico. Un’educazione unica! E quanto amava essere portato a fare toelettatura! L’unica cosa che non gradiva era il guinzaglio. Per lui era una sorta di mortificazione. Che sia morto assistito dalle persone che lo hanno amato è per noi tutti una grande consolazione».
C’è da chiedersi se il sindaco, Raffaele De Prisco, se la sentirà di negare uno spazio in villa e la targa ricordo a questo suo “concittadino” molto speciale, che tanto ha regalato ai suoi concittadini umani. Noi speriamo di poter scrivere presto l’articolo per celebrare l’installazione di quanto richiesto.