Quindici giorni di isolamento: una famiglia di Nocera Inferiore alle prese con la burocrazia sanitaria

Roberto, residente a Nocera Inferiore, descrive una situazione di grave disagio vissuta dalla sua famiglia a causa di un ritardo nell’esecuzione dei tamponi Covid-19. Il fratello di Roberto ha ricevuto una diagnosi di positività a inizio novembre da un laboratorio privato. Seguendo il protocollo, l’intera famiglia ha iniziato una quarantena preventiva, in attesa del tampone disposto dall’ASL. Il lungo periodo di attesa, inizialmente stimato in cinque, poi in dieci giorni, ha generato preoccupazione, soprattutto per la presenza di uno zio con patologie preesistenti che aveva avuto contatti recenti con la famiglia. Nonostante le difficoltà economiche derivanti dalla quarantena forzata, la famiglia ha deciso di attendere l’intervento dell’ASL, senza ricorrere a un secondo tampone privato. I ripetuti tentativi di contatto con l’ASL e il medico curante si sono rivelati infruttuosi. Anche la richiesta di aiuto a un consigliere comunale competente in sanità è rimasta senza risposta. Solo dopo pressanti sollecitazioni, una squadra dell’USCA ha contattato la famiglia, fissando il tampone per il giorno successivo. La spiegazione del ritardo, imputata a una mancata comunicazione da parte dell’ASL, ha lasciato Roberto profondamente amareggiato e incredulo. L’episodio ha sollevato dubbi sulla gestione dell’emergenza sanitaria e sulle possibili conseguenze di un ritardo così considerevole. Roberto lamenta la mancanza di supporto economico per le famiglie in quarantena forzata e sottolinea la perdita di fiducia nel sistema sanitario e nella classe politica. Esprime riconoscenza solo per l’amico e consigliere comunale Raffaele Lupi, che si è adoperato personalmente per accelerare la procedura. La vicenda evidenzia, secondo Roberto, una falla sistemica che coinvolge numerose famiglie.