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il Nuovo Risorgimento Nocerino

 

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Oltre seicento persone persero la vita a causa del monossido di carbonio. La tragedia del "treno degli affammati" è stata per molto tempo occultata. E ancora oggi non esiste nemmeno una targa in loro ricordo nel nostro territorio

balvano6Il viaggio della speranza che si trasformò nella più grande sciagura ferroviaria della storia d'Italia.

Il 3 marzo 1944, oltre 600 persone, mosse dalla fame e dirette in Lucania per cercare cibo, trovarono la morte a bordo di un treno nella galleria "Delle Armi", nei pressi di Balvano, in provincia di Potenza. Era il treno merci 8017, partito da Napoli in direzione Taranto; e tutte quelle persone, sulla carta, erano dei clandestini saliti illegalmente. L'Italia era nel pieno della Seconda guerra mondiale e il territorio dalla Piana del Sele alla città di Napoli era stato sottoposto a bombardamenti e rappresaglie da parte degli Alleati in avanzata e dei tedeschi in ritirata. Oltre Cassino, si continuava a combattere. Ma alla popolazione campana rimaneva soltanto desolazione e fame: i campi non erano coltivabili, mancavano del tutto le materie prime. Era impossibile anche sfornare un solo pezzo di pane. Così, ogni giorno, da Napoli fino a Battipaglia, centinaia di persone salivano sui treni diretti in Basilicata, meno colpita dalle bombe, per scambiare oggetti artigianali, cesti, cotone, vestiti con prodotti alimentari e farina. Era una sorta di "baratto" ben accettato dai contadini lucani. Gli affamati si riversavano sui carri merce ben oltre ogni limite, stipati e ammassati in condizioni pessime. Da Napoli, i convogli che viaggiavano a velocità ridotta, venivano presi d'assalto ad ogni stazione: a Resina (Ercolano), Torre del Greco, Torre Annunziata, Angri, Pagani, Nocera, Cava, Salerno. balvano3Così accadde anche per il treno merci 8017 nella giornata del 2 marzo 1944. Alle 19 di quel giorno, il convoglio ripartì dalla stazione di Battipaglia con due locomotive a vapore poste in capo al treno (uno degli errori che portò alla tragedia) e ben 47 carri merce stracarichi di persone. Alcuni abusivi vennero fatti scendere dai militari americani che gestivano il traffico ferroviario in quel periodo: in molti però scesero da un lato, risalendo dall'altro. Anche ad Eboli avvenne lo stesso: i pochi che scesero realmente furono subito rimpiazzati da altri nelle stazioni successive. Il treno arrivò circa a mezzanotte alla stazione di Balvano-Ricigliano. Da lì, alle 0:50 del 3 marzo, ripartì per un tratto caratterizzato dalla presenza di forti pendenze e numerose gallerie molto strette e poco aerate. Giunto nella galleria "Delle Armi", a causa di una serie di movimenti inconsulti e dello slittamento delle ruote, a 800 metri dall'ingresso esso finì per fermarsi e cominciare a procedere in senso contrario. La galleria presentava già una concentrazione significativa di monossido di carbonio a causa del passaggio, poco prima, di un'altra locomotiva. I due uomini alla guida delle due locomotive presi dal panico decisero soluzioni contrapposte che si sarebbero rivelate fatali, spingendo in direzioni diverse, uno per aumentare la spinta, l'altro per fare retromarcia. balvano2L'addetto ai freni di coda, nel frattempo, bloccò l'ultima carrozza per evitare lo scivolamento in discesa. La tragedia era ormai questione di secondi o minuti. Gli sforzi delle locomotive svilupparono grandi quantità di monossido di carbonio: in poco tempo anche la maggioranza dei passeggeri, che in quel momento stava dormendo, venne asfissiata dai gas tossici. In pochi riuscirono a non perdere i sensi e ad uscire dalla galleria calpestando centinaia di cadaveri. Il capostazione di Balvano dette l'allarme solo alle 5:10, più di quattro ore dopo l'inizio degli eventi. I soccorsi arrivarono ancor più tardi e la situazione apparve subito molto grave, al punto da non poter rimuovere il convoglio a causa dei corpi riversi anche sotto le ruote. La stima delle vittime è incerta, ma quasi certamente i morti furono più di 600. Accatastati sul marciapiede della stazione di Balvano, furono seppelliti in tutta fretta in fosse comuni nei pressi del cimitero locale. La tragedia, avvenuta quasi al termine della Seconda guerra mondiale e quasi in contemponeanea alla caduta del nazifascismo, venne sottoposta a censura dalle forze alleate. Poco spazio le fu riservato sui quotidiani nazionali, piccoli trafiletti in pagine secondarie. balvano1L'immane catastrofe fu per molto tempo dimenticata anche negli anni successivi dalla stampa nazionale e dai vari governi, con molti documenti che andarono inspiegabilmente distrutti. Secondo alcuni autori, la vicenda sarebbe stata occultata per evitare effetti avversi sul morale degli italiani nel dopoguerra e durante il boom economico. Le vittime dell'Agro nocerino-sarnese e di Cava de' Tirreni furono tantissime: 5 di Angri, 35 di Cava, 25 di Nocera Inferiore, 4 di Nocera Superiore, 12 di Pagani, 1 di Roccapiemonte, 14 di Sant'Egidio del Monte Albino, 1 di Sarno, 4 di Siano. Nonostante ciò, mai ad essi è stata dedicata una targa, una lapide o almeno una giornata di commemorazione da parte delle istituzioni nel nostro territorio. Erano figli, figlie, madri, fratelli, padri. Cercavano speranza, ma trovarono la morte.

L'ELENCO DELLE VITTIME DELL'AGRO RICONOSCIUTE
- Angri: Attianese Nicola (18 anni), D'Ambrosio Giovanna (27), Parlati Pasquale (40), Scudiero Armando (14), Scutiero Cosimo (41).
- Cava de' Tirreni: Abbate Raffaele (19), Adinolfi Pasquale (13), Alfieri Adolfo (40) e Alfonso (15), Alfiero Vincenzo (25), Amenante Salvatore (40), Apicella Onofrio (35), Armenante Carmine (18), Baldi Giovanni (29), Cardamone Alfonso (18), Carpentieri Antonio (16), Casaburi Gennaro (45), D'Amico Giuseppe (43), Della Monica Andrea (12) e Raffaele (19), Di Salvatore Antonio (24) e Vincenzo (19), Falcone Mario (18) e Vincenzo (16), Marciano Anna (44), Pisacane Gaetano (23), Pisapia Domenico (56), Salsano Vincenzo (21), Sarno Adolfo (35), Spatuzzi Maria (40), Spinelli Salvatore (35), Vaccaro Alfonso (14).
- Nocera Inferiore: Boffardi Vincenzo (35), Caliendo Girolamo (13), Caso Carmela (32), Cuomo Gaetano (15) e Vincenzo (40), De Martino Vincenzo (36), Della Mura Gaetano (45) e Gioacchino (16), Genco Salvatore (18), Giordano Pietro (31), Grimaldi Maria (38), Lombardi Luigi (31) e Vincenzo (26), Maiorino Antonio (20) e Giuseppe (23), Marino Alfonso (28), Prete Francesco (40), Ragosa Alfonso (14), Ranieri Maria Palma (21), Ruggiero Luigi (19), Scarpa Giovanna (48), Spinelli Angelo (18), Stanzione Felice (43).balvano5
- Nocera Superiore: Franco Pasqualina (16), Marazzitto Salvatore (18), Pisacane Luigi (18), Scarano Luigi (40).
- Pagani: Califano Nicola (43) e Vincenzo (16), De Felice Domenico (56), Farina Giuseppe (33), Leandri Carmine (31), Rippa Francesco e Isa (43), Severino Mario (31), Sorrentino Antonia (23), Tiano Pasquale (15), Tramontana Raffaele (30), Veneziano Nicola (19).
- Roccapiemonte: Senatore Pasquale (57).
- Sant'Egidio del Monte Albino: Abbagnara Antonio (20) e Salvatore (19), Esposito Maria (19), Gaudioso Alfonso (19) ed Elisabetta (13), Grimaldi Lorenzo (17), Irace Bartolomeo (23), Pepe Giuseppe (19), Tortora Marco Antonio (14).
- Sarno: Botta Alfonso (43).
- Siano: Albano Antonio (46), Albano Giuseppe (35), Albano Vincenzo (17), Botta Pietro (38).

conflitti in famiglia

 

 

 

 

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