Addio a 3300 imprese italiane: si sono occupate dei nostri figli per decenni | L’allarmante trend

Il crollo demografico in Italia sta annientando il settore dei prodotti per l’infanzia. Oltre 3.300 imprese chiuse in 10 anni: scopri i settori più colpiti.

Addio a 3300 imprese italiane: si sono occupate dei nostri figli per decenni | L’allarmante trend
Il dramma delle culle vuote e l’economia italianaIl crollo demografico in Italia sta annientando il settore dei prodotti per l’infanzia. Oltre 3.300 imprese chiuse in 10 anni: scopri i settori più colpiti. In dieci anni, il paese ha assistito alla scomparsa di un allarmante 15,7% delle aziende specializzate in beni e servizi per bambini. Questo inverno demografico non è solo un fenomeno sociale, ma un vero e proprio terremoto economico che sta ridisegnando il tessuto produttivo nazionale. La contrazione non colpisce solo il numero di nascite, ma si traduce direttamente in culle vuote e, di conseguenza, in negozi e fabbriche silenziose.

I dati forniti da Infocamere-Unioncamere e Inps dipingono un quadro desolante. Al 31 dicembre 2024, le imprese attive nei settori chiave dell’economia dell’infanzia erano 17.626, ben 3.300 in meno rispetto al 2014. Questa emorragia è particolarmente grave nel manifatturiero, dove il calo è ancora più accentuato. Con una riduzione di 1,2 milioni di potenziali consumatori sotto i dieci anni, il bacino di domanda si è drasticamente ridotto, lasciando le aziende a fronteggiare una sfida senza precedenti.

Il settore dei giocattoli e carrozzine in ginocchio

Il settore dei giocattoli e carrozzine in ginocchio

La crisi mette in ginocchio il settore dei giocattoli e delle carrozzine.

 

Il comparto dei giocattoli è forse l’esempio più lampante di questa crisi profonda. Nel 2014, operavano in Italia 3.163 aziende con oltre 4.200 dipendenti. Oggi, quel numero è precipitato a sole 1.028 società, con appena 1.500 addetti. Si registra una contrazione del 32,7% in un decennio, un vero e proprio massacro industriale. Regioni storicamente forti come la Lombardia hanno visto le loro imprese attive passare da 602 a 283, e l’Emilia Romagna da 420 a 103. Questi numeri non rappresentano solo statistiche, ma storie di famiglie e comunità colpite dalla chiusura di attività decennali.

Ancora più critica è la situazione per i produttori di carrozzine e passeggini. Dalle 59 aziende del 2014, che impiegavano più di mille persone, si è scesi a sole 24 realtà, con meno di 700 addetti. Marchi storici del Made in Italy, un tempo fiore all’occhiello della nostra manifattura, si trovano ora a lottare per la sopravvivenza. La pressione è duplice: da un lato il crollo della domanda interna, dall’altro una concorrenza internazionale, in particolare quella cinese, resa insostenibile anche a seguito delle politiche sui dazi internazionali.

Conseguenze e prospettive future per l’infanzia

Conseguenze e prospettive future per l'infanzia

Analizzare le conseguenze e le prospettive future per l’infanzia.

 

Le ricadute di questa crisi si estendono ben oltre i singoli fallimenti aziendali. Complessivamente, gli occupati nel settore dell’infanzia sono diminuiti a 30.477 unità, un calo del 6,7% rispetto a dieci anni fa. La flessione è ancora più marcata nel solo manifatturiero, dove si registra un -26,4%. Questa non è solo una crisi economica, ma una ferita al cuore dell’innovazione e della tradizione produttiva italiana che da sempre ha saputo creare prodotti di alta qualità per le nuove generazioni. La perdita di queste competenze e capacità produttive è un danno difficilmente reversibile.

Il crollo demografico, unito alle difficoltà economiche generali e alla pressione competitiva, sta creando un circolo vizioso. Meno nascite significano meno consumatori, e meno consumatori portano alla chiusura di imprese, che a loro volta riducono posti di lavoro e opportunità. È un monito serio sulla necessità di politiche a lungo termine che affrontino sia la questione demografica sia il supporto alle imprese in settori chiave. La scomparsa di un intero comparto è un segnale preoccupante per il futuro economico e sociale del paese, che richiede una riflessione urgente e profonda.