Addio allo smart working: questa famosissima azienda ha dimezzato il lavoro da casa | Si torna in ufficio
Euronext riduce drasticamente lo smart working a un solo giorno settimanale, scatenando la reazione dei sindacati di Borsa Italiana. Uno sciopero è vicino.
Un annuncio inatteso del CEO Stephane Boujnah da Parigi sta agitando profondamente i lavoratori delle società del gruppo Euronext, in particolare quelli di Borsa Italiana. Dalla capitale francese, infatti, è stato comunicato che a partire dalla prossima estate, per tutti i lavoratori su tutte le piazze europee, ci sarà un taglio draconiano allo smart working: si potrà lavorare da remoto solamente un giorno a settimana. Questa decisione, presa al vertice, ha generato grande preoccupazione e incertezza tra i dipendenti che avevano ormai adottato una flessibilità lavorativa ben maggiore.
La notizia ha colto di sorpresa molti, considerando le precedenti rassicurazioni e la crescente adozione del lavoro agile come standard in molte realtà aziendali. La mossa di Euronext rappresenta una controtendenza significativa che potrebbe avere ripercussioni notevoli sul benessere e sulla produttività dei dipendenti, oltre a sollevare interrogativi sulla gestione delle risorse umane a livello europeo. L’impatto di tale cambiamento si preannuncia particolarmente sentito in contesti dove lo smart working era diventato una prassi consolidata, quasi un diritto acquisito per molti.
La reazione dei lavoratori e dei sindacati

La reazione dei lavoratori e dei sindacati: un fronte comune in azione.
L’immediata reazione dei lavoratori di Borsa Italiana non si è fatta attendere. In un’assemblea particolarmente partecipata, con ben 500 intervenuti, è stato dato un mandato unanime alle sigle sindacali Fabi, First Cisl e Fisac Cgil per avviare una trattativa che si preannuncia molto difficile. Non è esclusa la possibilità che si arrivi a proclamare uno sciopero, un segnale forte della determinazione dei dipendenti a difendere i propri diritti e le proprie condizioni lavorative.
Il nodo centrale del problema, come spiega una fonte sindacale a Radiocor, è che ormai «si decide tutto a Parigi». Questa affermazione mette in luce una questione più ampia e delicata, che va oltre la semplice riduzione dello smart working: la centralizzazione delle decisioni. Sembra che le rassicurazioni su una governance condivisa per Borsa Italiana stiano venendo meno, con un’evidente preponderanza delle direttive provenienti dalla sede francese di Euronext. Questa percezione di perdita di autonomia decisionale a livello locale contribuisce a esacerbare il malcontento generale.
Centralizzazione e prospettive future
Centralizzazione: fulcro delle strategie attuali e delle prospettive per il futuro.
In un volantino sindacale, il tema è esposto con un linguaggio più diplomatico, ma non meno incisivo: si parla di un «contesto di crescente centralizzazione delle decisioni strategiche a livello di gruppo, con impatti potenzialmente negativi sulle attività italiane». Questa formulazione suggerisce una preoccupazione diffusa non solo per le condizioni di lavoro, ma anche per il futuro strategico e operativo delle entità italiane all’interno del gruppo Euronext. La questione dello smart working diventa così un sintomo di una problematica più profonda.
È interessante notare che nell’azionariato di Euronext figura l’italiana Cdp Equity (parte del gruppo Cdp) con il 7,3% del capitale, rendendola il primo azionista, al pari della francese Caisse des Dépôts et Consignations. La presenza di un azionista italiano così rilevante potrebbe giocare un ruolo nelle future negoziazioni e nella definizione delle strategie del gruppo, specialmente per quanto riguarda le operazioni in Italia. La palla passa ora ai tavoli di trattativa, dove le richieste dei lavoratori e le esigenze aziendali dovranno trovare un delicato equilibrio per evitare ulteriori frizioni e garantire un ambiente di lavoro sereno e produttivo.
