1 gennaio 2026: ufficiale la FORBICE sull’assegno di inclusione | Importo dimezzato per questi italiani
Card assegno inclusione (wikicommons) risorgimentonocerino
Dal 2026 l’Assegno di inclusione rischia una “forbice” secca: al rinnovo, la prima mensilità può essere tagliata del 50%.
Il calendario dice 1 gennaio 2026, ma la questione non è solo una data: è un cambio di ritmo che potrebbe pesare moltissimo per chi vive di ricariche mensili e conti fatti al centesimo. L’Assegno di inclusione, che negli ultimi mesi ha già cambiato pelle con regole e correzioni, potrebbe entrare nel nuovo anno con una novità poco “inclusiva” per come viene percepita da molte famiglie: la prima mensilità dopo il rinnovo dimezzata.
La parola chiave è “forbice” perché l’effetto non è graduale: è un taglio netto, che si sente tutto insieme proprio nel mese più delicato, quello in cui si riparte dopo la scadenza del ciclo precedente. Come indicato da Money.it, la misura è contenuta in un emendamento del governo alla legge di Bilancio 2026 e, se confermata nel testo finale, porterebbe a una riduzione del 50% limitata alla prima ricarica successiva al rinnovo. Secondo quanto riportato da Money.it.
Il mese “dopo” è quello che fa male: il taglio arriva quando pensi di ripartire
Oggi, alla scadenza, l’Assegno di inclusione si rinnova dopo 18 mesi ma con un mese di sospensione: tra l’ultima mensilità del vecchio periodo e la prima del successivo, c’è un mese in cui non arriva nulla. Nel 2025, per attenuare quel vuoto, è stato introdotto un contributo aggiuntivo fino a 500 euro, che di fatto “raddoppiava” la prima ricarica dopo lo stop, entro quel limite.
Dal 2026, invece, quel bonus non risulta confermato e, con la nuova ipotesi, il colpo sarebbe doppio: non solo il mese senza assegno, ma anche una ripartenza più povera. L’esempio riportato è quello che fa capire la forbice: si passerebbe da 1.100 euro (600 euro più bonus da 500) a 300 euro nella prima mensilità del rinnovo, perché l’importo verrebbe dimezzato.

Perché “importo dimezzato” riguarda proprio questi italiani: chi rinnova sempre più spesso
Il taglio non colpirebbe “chiunque” in modo indistinto, ma un momento specifico: la prima mensilità dopo il rinnovo. E il dettaglio che rende la cosa più pesante è strutturale: dopo il primo ciclo, i rinnovi successivi hanno durata massima di 12 mesi, quindi lo stop di un mese finisce per ripresentarsi con regolarità.
Il risultato pratico è che, dentro un anno solare, molte famiglie potrebbero incassare l’Assegno di inclusione per 11 mesi, con un mese “vuoto” tra una domanda e la ripartenza dei pagamenti. Se alla sospensione si aggiunge anche la prima mensilità ridotta, la perdita diventa più evidente e ripetuta, proprio per chi si trova a rinnovare con maggiore frequenza e a reggere l’equilibrio del bilancio familiare su ricariche che arrivano a scatti.
