“Lo hanno arrestato davvero”, caos nella politica italiana: scatta il fermo per il segretario del partito

“Lo hanno arrestato davvero”, caos nella politica italiana: scatta il fermo per il segretario del partito

Filippo_Blengino_arresto_-_risorgimentonocerino

Un gesto studiato nei dettagli, un arresto plateale e una battaglia che ora arriva in Tribunale

Poche cose accendono il dibattito pubblico come una protesta trasformata in arresto sotto gli occhi di tutti. È quello che è accaduto in una normalissima giornata di mercato a Torino, quando piazza Foroni, tra i colori delle bancarelle e il vociare dei passanti, si è improvvisamente trasformata in un palcoscenico politico destinato a far discutere tutto il Paese. Nessuno immaginava che, proprio lì, si sarebbe consumata una scena destinata a diventare virale e a modificare il tono della discussione nazionale sulla cannabis CBD. Un gesto clamoroso, studiato con precisione dai Radicali Italiani, ha coinvolto il loro segretario Filippo Blengino, e da quel momento nulla è stato più come prima.

Tra sguardi increduli e mormorii crescenti, la tensione è esplosa quando le forze dell’ordine hanno bloccato il segretario radicale durante una manifestazione organizzata per contestare una legge considerata da molti illogica e dannosa. Un arresto plateale, tanto improvviso quanto simbolico, che ha lasciato la piazza intera paralizzata per alcuni istanti. Cosa stava accadendo? Perché proprio quel tavolo improvvisato al centro del mercato? Le domande si sono rincorse mentre la scena veniva filmata e condivisa sui social nel giro di pochi minuti, accendendo immediatamente il dibattito politico.

La protesta choc: mezzo chilo di cannabis CBD e un bilancino nello zaino

Il cuore della vicenda è la scelta radicale di Blengino: esporre in piazza un “tavolo di spaccio” puramente simbolico, dove aveva posato mezzo chilo di cannabis CBD, sostanza legale e priva di effetti stupefacenti. Il gesto, provocatorio ma perfettamente volontario, serviva a denunciare le contraddizioni dell’attuale normativa contenuta nel Decreto Sicurezza, che equipara di fatto la cannabis non drogante alle sostanze illegali. Ma mentre il segretario spiegava ai passanti le ragioni della protesta, gli agenti hanno aperto il suo zaino trovando un bilancino e del denaro, elementi sufficienti per far scattare il fermo e trasformare una manifestazione pacifica in un caso politico esplosivo.

Nel giro di pochissime ore, le reazioni sono arrivate da ogni fronte. Riccardo Magi (+Europa) ha parlato di “follia”, ribadendo che la CBD “non ha effetti stupefacenti eppure viene trattata come droga”. Marco Grimaldi (AVS) ha espresso solidarietà dicendo che l’azione denuncia “il dramma di decine di migliaia di imprenditori costretti alla chiusura”. Anche il Movimento Cinque Stelle è intervenuto, ampliando un dibattito che ha rapidamente superato i confini della piazza per investire il panorama nazionale. Nel frattempo, video e fotografie della protesta hanno invaso i social, trasformando l’arresto in un caso mediatico di grandi proporzioni.

Filippo_Blengino_arresto_–_risorgimentonocerino

Il rilascio, la denuncia e la battaglia legale che può cambiare tutto

Dopo ore di tensione crescente, Filippo Blengino è stato rilasciato. Ma il suo intervento non si è concluso con la fine del fermo: il segretario radicale ha spiegato di voler portare la questione davanti ai giudici, convinto che la sua denuncia sia “necessaria alla battaglia per svelare l’assurdità della legge attuale”. Ha confermato di avere con sé mezzo chilo di cannabis CBD, il bilancino e il denaro ricavato simbolicamente dalla vendita durante la protesta, dichiarando apertamente: “Vogliamo arrivare in Tribunale per spiegare le nostre ragioni, quelle di chi il governo ha trasformato in narcos”.

Al centro del dibattito c’è l’articolo 18 del Decreto Sicurezza, che molti considerano il vero responsabile dell’impasse: una norma che equipara la cannabis non drogante alle sostanze stupefacenti, con conseguenze pesantissime per l’intero settore. Imprenditori costretti alla chiusura, migliaia di posti di lavoro a rischio e un comparto che, secondo chi vi opera, è stato “messo in ginocchio da una legge che non distingue più tra legalità e illegalità”. La protesta di Blengino, per molti, non è un gesto isolato ma l’ennesimo capitolo di una battaglia civile destinata a crescere ancora.

Per qualche ora, Torino è diventata il fulcro di una tensione nazionale. Quel tavolo in piazza, quelle mani che alzano un sacchetto di cannabis legale e l’arresto improvviso del segretario radicale resteranno nella memoria come la fotografia di un conflitto sociale e politico ormai impossibile da ignorare. Una storia che, da oggi, si sposta dai marciapiedi del mercato alle aule di giustizia, dove si deciderà il destino non solo di un gesto di protesta, ma dell’intero sistema che lo ha generato.