Dal 1° gennaio 2026 scatta l’obbligo, farà tremare migliaia di italiani | Cosa cambia e perché rischiamo multe pesantissime
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Una nuova regola fiscale rivoluziona i pagamenti elettronici: ecco l’obbligo che nessun può permettersi di ignorare.
A ogni inizio anno ci si prepara a nuove scadenze, ma quello che attende commercianti, artigiani e titolari di partita IVA dal 1° gennaio 2026 va ben oltre il solito aggiornamento normativo. Nei cassetti di migliaia di piccole e medie imprese inizieranno ad arrivare le tanto temute lettere di compliance dell’Agenzia delle Entrate, e questa volta non si tratta di semplici avvisi burocratici: sono il preludio a un obbligo che cambierà il modo di lavorare di moltissimi esercenti, con sanzioni economicamente devastanti per chi non si adegua in tempo.
Da anni il Fisco spinge verso una digitalizzazione sempre più fitta dei flussi economici, ma ciò che sta per arrivare rappresenta uno scatto in avanti molto più radicale. L’obiettivo dichiarato è contrastare l’evasione IVA, ma l’impatto concreto ricadrà direttamente su chi gestisce punti vendita, attività artigiane, bar, ristoranti, negozi e in generale chiunque utilizzi un registratore di cassa e un terminale POS. La “svolta telematica” diventa ora un obbligo rigido e non rinviabile, e il margine di errore sarà praticamente nullo.
Cosa scatta dal 1° gennaio 2026: registratore di cassa e POS dovranno “parlarsi” tra loro
La novità che sta creando malcontento tra gli esercenti riguarda un nuovo obbligo di interconnessione tra registratore di cassa e terminale POS. In pratica, ogni pagamento elettronico dovrà essere immediatamente collegato e riconosciuto in automatico dal registratore, così da generare uno scontrino fiscale perfettamente allineato al movimento della carta o del bancomat.
Il sistema – interamente digitale – dovrà far combaciare ogni transazione. Se anche un solo dato non risulta sincronizzato, parte segnalazione automatica all’Agenzia delle Entrate, con conseguente invio delle famose lettere di compliance. Non serviranno cavi o nuovi apparecchi: tutto avverrà tramite una procedura online nella sezione Fatture e Corrispettivi, dove l’esercente dovrà collegare il numero di matricola del registratore ai dati del proprio POS.
Per chi ha già un POS attivo entro il 31 gennaio 2026, il Fisco concede 45 giorni per effettuare la registrazione. Chi invece inizierà ad utilizzare il POS dal 1° febbraio dovrà adeguarsi entro la fine del secondo mese successivo all’attivazione.

Multe durissime per chi non si adegua: importi mai visti prima
Questo nuovo obbligo non è una semplice formalità. Le sanzioni per chi non collega correttamente POS e registratore sono pesantissime:
– 100 euro per ogni mancata trasmissione, fino a un massimo di 1.000 euro ogni trimestre.
– Da 1.000 a 4.000 euro di multa una tantum per chi non possiede le apparecchiature o non effettua la procedura di interconnessione.
Un sistema di vigilanza automatica che riduce al minimo la possibilità di errore o “dimenticanza”. Le lettere in arrivo da gennaio serviranno solo come ultimo avviso: se l’anomalia persiste, la sanzione diventa immediata e inappellabile.
Per questo il Fisco consiglia di verificare subito la propria strumentazione: chi aspetta rischia di ritrovarsi, già nelle prime settimane del nuovo anno, con un conto salatissimo e completamente evitabile.
L’era dei POS “separati” finisce ufficialmente il 1° gennaio 2026. Chi non si adeguerà per tempo pagherà un prezzo molto alto.
