R.I.P.: è fallito il re dei dolci mondiali | Il proprietario del McDonald’s lo odiava perché vendeva più di lui: ora è tutto finito

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Addio al gigante americano - pexel - risorgimentonocerino.it

Un triste saluto allo store di dolci per eccellenza. Chiusa un’epoca, per la gioia del gigante dei fast food americani

C’è chi segue diete rigorose, chi pesa ogni grammo e chi si informa su ogni etichetta, ma anche i più salutisti, prima o poi, cedono al fascino irresistibile del comfort food. È quel cibo che non si sceglie per necessità, ma per puro piacere; quello che consola, coccola e fa tornare il buonumore anche nelle giornate più grigie.

Può essere una pizza fumante, un piatto di pasta al forno, una fetta di torta al cioccolato o un cartoccio di patatine. Il comfort food non ha regole né confini: è un abbraccio a tavola, un piccolo peccato di gola che, anche se non sempre salutare, regala una sensazione di benessere immediato.

Negli ultimi decenni, questo concetto è diventato una vera e propria tendenza. I social ne sono pieni: foto di hamburger succulenti, ciambelle glassate, frappè colorati e dolci farciti in ogni modo.

La ricerca del gusto “che fa stare bene” ha conquistato il mondo e, con essa, le grandi catene dell’alimentazione veloce hanno costruito un impero. Non si tratta solo di cibo, ma di un’esperienza: entrare in un locale dal logo familiare, ordinare il proprio piatto preferito e sapere esattamente cosa aspettarsi.

Fast food e catene di ristorazione

In molti, anche chi cucina in casa, ammettono di concedersi ogni tanto uno strappo alle regole. Perché dietro un panino pieno di salse o un dolce ricoperto di glassa non c’è solo il gusto, ma anche la memoria di un momento felice. Il comfort food è legato alle emozioni, ai ricordi, ai piccoli piaceri che rendono la vita più leggera. Ed è proprio su questo bisogno che hanno costruito la loro fortuna i grandi marchi del settore: i fast food, le catene di caffè, i locali specializzati in dolci o fritti.

Negli ultimi anni, brand un tempo esclusivamente americani hanno conquistato anche l’Italia. McDonald’s è ormai parte del paesaggio urbano, con i suoi menu sempre aggiornati e le opzioni per ogni gusto. KFC, con il suo pollo croccante e speziato, è riuscito a far breccia anche tra gli italiani più tradizionalisti. Accanto a loro, Burger King, Starbucks, e persino Dunkin’ Donuts hanno trovato spazio nelle nostre città, diventando punti di ritrovo per giovani e famiglie.

L’uscita tra amici, la pausa durante un viaggio o il dopo-cinema spesso si concludono proprio con una tappa in questi luoghi del piacere immediato. Sono spazi che uniscono il gusto alla socialità, dove si chiacchiera, si ride e si condivide qualcosa di buono.

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La fine di un’epoca

Eppure, anche in questo mondo che sembra inarrestabile, arrivano notizie inaspettate. Come quella della storica catena americana Shipley Do-Nuts, che dopo 60 anni di storia è finita in bancarotta. Famosa per le sue ciambelle soffici e zuccherate, era un simbolo del dolce “a stelle e strisce”, con centinaia di punti vendita e una clientela affezionata. Le difficoltà economiche, l’aumento dei costi e la concorrenza spietata hanno però messo in ginocchio l’azienda, costringendola a chiudere molti negozi.

Una notizia che lascia l’amaro in bocca, proprio come un dessert rimasto a metà, e che ricorda come anche i simboli del comfort food, quelli che sembravano eterni, possano conoscere momenti di crisi. Resta però intatto il legame affettivo che ciascuno ha con i propri piccoli piaceri di gola: perché certe dolcezze, anche se non sempre fanno bene, fanno parte di noi.