“Capo, ho 39 di febbre” “Alza il c*lo e vieni a lavoro” | ADDIO CERTIFICATO MEDICO: dall’1 novembre sparisce il diritto

Malata (pexels) risorgimentonocerino.it
Il certificato medico è un lusso di cui non hai potuto usufruire abbastanza nella vita ma devi dirgli addio ora.
Il certificato medico è il documento che attesta uno stato di malattia o infortunio e serve a giustificare l’assenza dal lavoro o da altre attività obbligatorie. È redatto da un medico abilitato, spesso il proprio medico di base, e trasmesso telematicamente all’INPS e al datore di lavoro. La sua valenza è legale e tutela il lavoratore da eventuali sanzioni disciplinari, purché rilasciato nel rispetto delle norme previste.
Ma non è sempre gratuito. Il costo dipende dal contesto: se rilasciato dal medico di famiglia durante una visita ordinaria è gratuito, mentre per certificati emessi privatamente o fuori orario possono essere applicate tariffe variabili.
L’obiettivo è garantire che chi è realmente malato possa recuperare la salute senza temere conseguenze lavorative. Si tratta di uno strumento fondamentale per il sistema sanitario e per la tutela dei diritti del lavoratore, ma che oggi è al centro di una nuova e inattesa interpretazione giuridica che rischia di cambiare tutto.
L’età adulta
Da bambini il certificato medico era quasi un lasciapassare per restare a casa, complici genitori e pediatri comprensivi. Bastava un raffreddore o qualche linea di febbre per ottenere il permesso di saltare scuola e rifugiarsi sotto le coperte, tra cartoni e tisane calde.
Con il tempo, però, si impara che la responsabilità adulta richiede rigore e trasparenza anche nella gestione della malattia. La vita lavorativa impone regole diverse, e l’uso improprio del certificato può trasformarsi in un rischio concreto. L’epoca delle giustificazioni facili è finita, e con essa anche quella dei giorni di malattia retrodatati o comunicati in ritardo.
Addio certificato medico
Una recente sentenza della corte di Cassazione ha chiarito infatti che il lavoratore deve comunicare tempestivamente la propria assenza dopo essersi sottoposto a visita medica, e che il certificato deve riportare la data effettiva del controllo, senza possibilità di retrodatazione. Non si può, in altre parole, indicare un giorno precedente alla visita per giustificare il mancato servizio.
La retroattività resta ammessa solo in un caso preciso: quando il paziente richiede una visita domiciliare che il medico non riesce a effettuare nella stessa giornata, purché la richiesta sia arrivata dopo le 10 del mattino. In tutte le altre situazioni, il rischio è di non essere più giustificati dall’azienda. Conviene quindi agire subito, contattando il medico o la guardia medica anche nei festivi, perché d’ora in poi ogni ora potrà fare la differenza tra un’assenza legittima e un richiamo disciplinare.