“Una scatola di spaghetti, per favore” “Sono 4 euro, grazie” | Approvato l’aumento statale: da novembre ci massacrano

“Una scatola di spaghetti, per favore” “Sono 4 euro, grazie” | Approvato l’aumento statale: da novembre ci massacrano

Spaghetti (pexels) risorgimentonocerino.it

Incredibile ma vero: 4 euro per un pacco di spaghetti. La realtà sta diventando un film dell’orrore e può solo peggiorare.

La pasta, simbolo indiscusso della cucina italiana, è in realtà un alimento molto più complesso di quanto sembri. Non tutti sanno che si tratta di un cereale, ottenuto nella sua forma classica dal grano duro, ma che può presentarsi in diverse varianti a seconda della lavorazione.

La più diffusa è quella raffinata, dal colore chiaro e dalla cottura rapida, ma non è l’unica. Negli ultimi anni, la versione integrale ha conquistato un’ampia fetta di mercato, grazie al maggior contenuto di fibre e al suo apporto nutrizionale più equilibrato. È più scura, tiene meglio la cottura e sazia più a lungo.

Ma le varianti non finiscono qui: oggi sugli scaffali dei supermercati si trovano anche paste a base di legumi, come lenticchie rosse, ceci o piselli, pensate per chi segue diete proteiche o cerca alternative senza glutine. Insomma, dietro un semplice piatto di spaghetti si nasconde un mondo variegato. Ma tutto questo potrebbe finire a breve.

I rincari

Come tanti altri beni essenziali, anche la pasta ha subito rincari notevoli. L’inflazione che ha colpito l’Italia negli ultimi anni si è riflessa sul carrello della spesa, rendendo difficile mantenere abitudini alimentari semplici e sane.

Tra aumenti dei costi energetici, dei trasporti e delle materie prime, i produttori hanno dovuto adeguare i prezzi, scaricandoli sui consumatori. Oggi una confezione di spaghetti può superare tranquillamente i quattro euro, soprattutto nei marchi di fascia alta, diventando quasi un simbolo della crisi del potere d’acquisto delle famiglie italiane.

Pasta (pexels) risorgimentonocerino.it

Cosa succede davvero alla pasta?

La notizia arriva dagli Stati Uniti. Tutto questo rischia di aggravare ulteriormente la situazione. Washington sta infatti valutando l’imposizione di un dazio anti-dumping del 91,74% sulle importazioni di pasta italiana, da sommare all’aliquota del 15% già in vigore per i prodotti europei. In pratica, il costo complessivo salirebbe al 107%, una misura che colpirebbe duramente l’export e i produttori italiani.

La decisione nasce da un’indagine del Dipartimento del Commercio americano, che ha accusato La Molisana e Garofalo di aver venduto pasta a prezzi ingiustamente bassi tra luglio 2023 e giugno 2024. Roma ha reagito con fermezza, chiedendo tramite la Commissione Europea una revisione immediata della misura. Il Ministero degli Esteri ha già promesso pieno sostegno alle aziende coinvolte e un’azione diplomatica a Washington per difendere il Made in Italy, sempre più sotto attacco internazionale. E tutto potrebbe ripercuotersi sui consumatori con prezzi triplicati.