1 ottobre 2025: al via la nuova “Microsettimana Lavorativa” | 4 giorni di lavoro e stacchi il giovedì sera

Serranda chiusa (pexels) risorgimentonocerino.it
La microsettimana lavorativa è un sogno che finalmente può arrivare a splendere sugli italiani, specialmente giovani.
Il modello lavorativo italiano è ancora profondamente ancorato alla tradizione capitalistica. Per la maggior parte dei dipendenti, la settimana si articola su cinque giorni lavorativi, dal lunedì al venerdì, con orari standard che vanno dalle 9 alle 18. Un sistema rigido e che lascia poco spazio al tempo libero, generando stanchezza e malcontento.
Il ritmo imposto dal mercato rende difficile conciliare lavoro e vita privata, con ripercussioni evidenti sul benessere psicologico. Nei settori privati questo schema è ancora più marcato. Le aziende pretendono efficienza continua, imponendo turni che difficilmente tengono conto delle necessità individuali.
I lavoratori, specie nelle grandi città, si trovano così a vivere giornate scandite da impegni serrati, senza pause reali. L’idea di una diversa distribuzione delle ore lavorative sembra lontana, come se fosse un lusso riservato ad altri paesi. In questo contesto, la settimana lavorativa italiana appare come una struttura difficilmente scalfibile. Eppure, altrove nel mondo si sperimentano modelli più moderni.
Il modello giapponese
Alcune grandi aziende, in collaborazione con il governo giapponese, hanno scelto di ridurre la settimana a quattro giorni. I risultati sono stati sorprendenti: maggiore produttività, dipendenti più motivati e una netta diminuzione dei casi di burnout. Un ribaltamento totale di prospettiva che ha portato a riconsiderare il concetto stesso di tempo lavorativo.
Questo modello ha suscitato l’interesse internazionale, perché mostra come la riduzione delle ore non significhi necessariamente calo delle prestazioni. Al contrario, lavoratori più riposati e meno stressati riescono a raggiungere obiettivi più alti in minor tempo, dimostrando che la qualità può sostituire la quantità.
La microsettimana
Dal 1 ottobre prende ufficialmente il via la cosiddetta microsettimana lavorativa, ma non in Italia. Secondo i dati OCSE, il nostro paese continua a rimanere tra quelli con i salari più bassi d’Europa, mentre le ore lavorate spesso superano abbondantemente le 40 a settimana, anche senza che siano previste nei contratti. Questo squilibrio, che unisce fatica e scarsa retribuzione, è la radice di un problema evidente: il burnout.
Lavorare troppo, in condizioni stressanti e senza soddisfazione economica, abbassa drasticamente la produttività complessiva. Mentre in Italia il modello resta invariato, in Europa e in altri continenti molte aziende stanno già tracciando un solco nuovo. I laureati italiani, molto apprezzati per preparazione e competenze, trovano qui opportunità migliori, spesso con contratti full remote e stipendi più competitivi. Circuitolavoro.it ha diffuso le informazioni.