Da oggi non puoi più farlo in un gruppo Whatsapp: ti arriva la Finanza a casa ad arrestarti | Diventato reato

Da oggi non puoi più farlo in un gruppo Whatsapp: ti arriva la Finanza a casa ad arrestarti | Diventato reato

Whatsapp (pexels) risorgimentonocerino.it

Attenzione a cosa fai sui social: da oggi scattano una serie di divieti che mai ti saresti immaginato. Scopri tutto qui.

WhatsApp è diventato negli anni uno strumento imprescindibile della comunicazione quotidiana. Dai gruppi familiari a quelli scolastici, dalle chat di lavoro alle conversazioni tra amici, la piattaforma ospita milioni di scambi giornalieri. Proprio questa diffusione capillare ha reso necessario un controllo sempre più attento.

La polizia postale rappresenta infatti il principale presidio istituzionale nel monitoraggio di comportamenti illeciti online. Tra le sue competenze rientrano la tutela dei minori, il contrasto alla pedopornografia, la lotta contro le frodi informatiche e il presidio delle piattaforme social.

In questo scenario, WhatsApp e le altre app di messaggistica non sono più considerate soltanto strumenti di comunicazione privata, ma veri e propri spazi pubblici dove la legge deve intervenire quando si superano limiti di legalità e rispetto.

Il gruppo di 32.000 mariti

Il confine tra socialità e violenza digitale si è fatto sempre più sottile, come dimostra il recente caso del gruppo Facebook “Mia moglie”. In quel contesto oltre 32.000 uomini condividevano immagini intime non consensuali delle proprie mogli, ammantando di goliardia ciò che in realtà costituisce una forma di violenza.

Una pratica che rientra nello spettro dello stupro virtuale, fenomeno sempre più diffuso e difficile da arginare. Le vittime, inconsapevoli, subiscono una violazione profonda della loro sfera privata. La condivisione di foto senza consenso genera traumi psicologici e conseguenze sociali devastanti.

Whatsapp (pexels) risorgimentonocerino.it

Il nuovo divieto su WhatsApp

Orizzontescuola.it ha diffuso le informazioni. Il nuovo capitolo riguarda proprio WhatsApp e i suoi gruppi. La Cassazione penale ha stabilito che la pubblicazione della foto profilo di un’altra persona senza consenso costituisce reato. La norma si fonda sull’articolo 167 del codice della privacy, che punisce il trattamento illecito di dati personali. L’attenzione è massima soprattutto quando si tratta di immagini di minori, spesso esposte senza che i genitori si rendano conto delle conseguenze.

Il caso giudiziario che ha portato alla decisione ha visto protagonista un poliziotto, condannato in via definitiva a un anno e un mese di reclusione e a un risarcimento immediato di 5000 euro. Dopo una lite nata in un gruppo Facebook sul culturismo, l’uomo aveva pubblicato la foto WhatsApp del rivale, in cui compariva anche la figlia minorenne, accompagnandola con minacce e offese. La condanna ha riconosciuto violazioni multiple, tra cui diffamazione, accesso abusivo a sistema informatico e violazione della privacy. Forse sarebbe il caso di cominciare a riflettere su quanto brutale sia privare del consenso.