Addio assegno di inclusione: morto il provvedimento per gli italiani fragili | Non erogano più neanche 1€

Addio assegno di inclusione: morto il provvedimento per gli italiani fragili | Non erogano più neanche 1€

Card assegno inclusione (wikicommons) risorgimentonocerino

Il provvedimento che offriva un aiuto concreto per gli italiani ha i minuti contati adesso. Ecco che cosa aspettarsi.

Per qualcuno è stato un salvagente, per altri solo l’ennesima promessa di uno stato che si dimentica dei suoi ultimi. L’Assegno di Inclusione, introdotto nel 2024 dopo la definitiva cancellazione del Reddito di Cittadinanza, è nato come misura rivolta a famiglie in difficoltà, disabili, anziani e nuclei con minori.

L’obiettivo? Combattere la povertà strutturale con un sostegno mensile condizionato, però, a determinati vincoli: ISEE sotto i 9360 euro, iscrizione al Sistema Informativo per l’Inclusione Sociale e Lavorativa, patto di attivazione e obblighi di partecipazione a percorsi di inclusione lavorativa e sociale.

Il provvedimento ha cercato di coniugare assistenza e impegno, ma con mille cavilli burocratici e ritardi nei pagamenti, molti lo hanno vissuto come un percorso a ostacoli. Nonostante ciò, per tanti cittadini fragili è stato un appiglio concreto: fino a 500 euro al mese per un singolo, 1250 per famiglie numerose. Ma forse sarà solo un ricordo.

Chi ha bisogno dell’Adi?

L’Adi è un’iniezione che ha permesso di arrivare a fine mese o di coprire spese mediche e bollette. Ma oggi, qualcosa si è inceppato nel meccanismo. Viviamo in un paese dove si lavora anche malati, dove un controllo specialistico può costare come una settimana di spesa. In estate, poi, le famiglie sono messe ancora più sotto pressione.

Tra i bambini da intrattenere, le ferie da organizzare, le utenze che schizzano per colpa dei condizionatori, e le solite spese mediche posticipate che riemergono prima di settembre. È proprio in questo scenario che la sospensione improvvisa dell’Adi si fa sentire più forte.

Sospensione Adi – Canva – www.risorgimentonocerino.it

Addio all’assegno di inclusione

Molti gioiscono della sospensione dell’Adi, specie la vecchia retorica secondo cui la povertà è frutto dell’inerzia personale. Un approccio caro a una parte della destra conservatrice, che vede nei sussidi un freno alla produttività e nel welfare un vizio più che un diritto. Ma chi conosce davvero la platea dei beneficiari sa che non si tratta di fannulloni, bensì di genitori soli, disoccupati over 55, persone con disabilità, malati cronici, badanti senza contratto e tanti altri casi invisibili alla cronaca. È un’Italia che resiste, ma spesso in silenzio.

Il cuore della questione, però, è tutto burocratico e sta nei numeri. L’Assegno di Inclusione non viene infatti erogato per sempre: la durata massima del primo periodo è di 18 mesi. Dopodiché stop. Chi ha raggiunto il limite non riceve più neanche 1€, almeno finché non presenta una nuova domanda. E non è tutto: se si riparte con un secondo ciclo, le mensilità non saranno più 18, ma solo 12. Questo significa solo che il denaro dovuto viene versato in diverse quantità e tempistiche. Niente paura, basta calcolare il termine dell’assegno.