Quaranta anni di Apple: un impero senza il suo fondatore?

Quaranta anni di Apple: un impero senza il suo fondatore?

L’ascesa e la presunta caduta, seguita da un ritorno trionfale, della celebre azienda tecnologica Apple sono una saga affascinante. Dal modesto garage di Silicon Valley nel 1976, dove nacque l’Apple I, a un’influenza globale senza precedenti nel settore informatico, il percorso è stato segnato da successi straordinari e momenti di incertezza. Il lancio del Macintosh, con la sua innovativa interfaccia grafica (iconografia che includeva, tra gli altri elementi, il familiare cestino), rivoluzionò l’home computing, integrando senza sforzo programmi di punta come Word ed Excel. La figura carismatica di Steve Jobs fu indubbiamente centrale in questa espansione, la sua partenza nel 1985 coincidente con un periodo di relativa flessione, alimentando l’idea che la sua presenza fosse imprescindibile per il successo. Tuttavia, anche durante la sua assenza, Apple lanciò prodotti discutibili, evidenziando che il successo aziendale non dipenderebbe esclusivamente da un singolo individuo. Il ritorno di Jobs come CEO, con un compenso simbolico di un dollaro annuo, segnò una svolta decisiva. L’impatto di iMac, iPod, iPhone e iPad sul mercato fu travolgente, frutto di una strategia che integrava abilmente hardware e software, e supportata da campagne di marketing di grande efficacia. Questo successo, a volte, ha portato a una percezione distorta, attribuendo ad Apple l’invenzione di tecnologie già esistenti; l’iPhone, ad esempio, non fu il primo smartphone con schermo touch, eppure è entrato nell’immaginario collettivo come il pioniere di questa interfaccia. Ma quanto durerà ancora il predominio di Apple, in assenza della sua guida fondatrice? Un quesito che resta aperto.