Officina Scuola: Un’intervista con Mimmo Aprile, innovatore dell’educazione

A pochi giorni dall’inizio del tanto atteso evento “Officina Scuola”, con oltre 1200 biglietti venduti online, proseguiamo nel presentare i relatori. Oggi incontriamo Mimmo Aprile, attraverso questa intervista. Laureato in Ingegneria Informatica all’Università di Lecce, insegna dal 2001/02. Quest’anno ha ottenuto il ruolo di insegnante presso il Liceo Scientifico “V. Lilla” di Oria (BR). La sua carriera non si limita all’insegnamento: ha costantemente integrato la didattica con attività formative (Master in Logistica e Produzione all’Università di Brescia nel 2003; Master in Europrogettazione all’Università del Salento nel 2011) e consulenze (Regione Puglia, Polo Tecnologico di Casarano, Provincia di Lecce, FORMEZ PA). Dal 2003 al 2006 ha sospeso l’insegnamento per conseguire un Dottorato di Ricerca in Sistemi Avanzati di Produzione al Politecnico di Bari, svolgendo parte della ricerca a Copenhagen (aprile 2005-gennaio 2006) e collaborando con la Natuzzi SpA. Questa varietà di esperienze, seppur ritardando l’accesso al ruolo di insegnante, gli ha fornito un ricco bagaglio di competenze, stimolando un approccio innovativo alla didattica. Ha imparato a sperimentare, a credere nella possibilità di un approccio alternativo. L’interazione con diversi attori socio-economici (enti pubblici, aziende, sistema educativo, cittadini) gli ha fatto comprendere che la sinergia è fondamentale per creare un ecosistema virtuoso, con il cittadino al centro e la scuola come nodo cruciale di connessione tra conoscenze e persone. Da tre anni si occupa di robotica educativa, utilizzando piattaforme come Arduino, MakeyMakey, Lego Mindstorm (è certificato come docente) e la stampa 3D. Il suo motto, tratto da Paulo Coelho, è: “Il mondo è nelle mani di coloro che hanno il coraggio di sognare e di correre il rischio di vivere i propri sogni”.
Parlando di tecnologia nell’educazione, utilizza un paradosso economico di Solow (“si vedono computer ovunque, tranne che nelle statistiche sulla produttività”) per evidenziare come spesso l’ICT sia considerata un fine a sé stante, e non uno strumento. Il digitale è solo un mezzo, il suo utilizzo è ciò che fa la differenza. Un insegnante non può ignorare l’evoluzione tecnologica, soprattutto considerando l’immersione degli studenti nel mondo digitale. Ignorarla o peggio, demonizzarla, allarga il divario tra insegnante e alunno. Il sistema scolastico italiano, ancorato a modelli tradizionali di insegnamento lineare e trasmissivo, necessita di un cambiamento. L’introduzione di tecnologie senza una revisione metodologica si traduce in un utilizzo superficiale delle stesse. La vera innovazione educativa deve essere metodologica: flipped classroom, lavoro di gruppo, problem solving, pensiero creativo e competenze, anziché una semplice adesione al programma. Gli studenti sono individui da stimolare, non contenitori da riempire.
Negli ultimi tre anni, la sua didattica si è basata su Arduino e Lego Mindstorm, creando percorsi che spingono gli studenti a superare i propri limiti, spesso al di fuori dell’ambiente scolastico. Questa attività è iniziata nel 2013/14 al Liceo “Ludovico Pepe” di Ostuni (BR), in un ambiente favorevole all’innovazione, culminando nella creazione di un’aula LEIS (Lego Education and Innovation Studio) e nel progetto Roboticsness, che ha portato gli studenti a partecipare a RomeCup e Maker Faire Rome. Roboticsness è un punto di arrivo e di partenza: un risultato dell’innovazione didattica e un trampolino di lancio per lo sviluppo di competenze di team working, leadership e problem solving. Questo approccio viene applicato anche nel suo attuale ruolo, con il progetto “co-making lab” al Liceo “Lilla”, dove almeno metà delle ore di Informatica sono dedicate ad attività pratiche (hands-on, minds-on) con Arduino e Raspberry Pi, creando progetti basati su problemi reali (sensori di pioggia, cassonetti automatici, ecc.). Recentemente, sta esplorando il gamification con Scratch, Game Maker e Unity3d. L’efficacia si misura nell’entusiasmo degli studenti, che collaborano anche al di fuori delle ore scolastiche, come dimostra la creazione di un gruppo Telegram per un progetto MakerFaire.
La scuola, conclude Aprile, deve essere un hub di conoscenza, non uno switch. L’hub condivide l’informazione, lo switch la seleziona. La competizione non è tra aziende, ma tra territori e sistemi. Serve un ecosistema digitale in cui la scuola, abbandonando l’autoreferenzialità, diventi catalizzatore di conoscenza, un punto di riferimento per la comunità. La scuola del futuro non si limita alle lezioni mattutine, ma è uno spazio aperto, una nuova agorà, dove gli studenti e i cittadini possano essere prosumer attivi, in un sistema a tripla elica (impresa, istruzione, amministrazione).