Un Abito di Carta Ricordato

Le strade del centro, adornate da una cascata di coriandoli, esponevano nelle vetrine abiti carnevaleschi sgargianti: fate, principi, eroi mascherati e altre figure fantastiche. In Piazza Diaz, tre imponenti carri allegorici dominavano la scena, frutto di un’incredibile quantità di lavoro. Le loro strutture di cartapesta, avvolte da una coltre di vapore e accompagnate da musica vibrante, erano il fulcro di una festa frenetica, un vortice di bambini e adulti, immortalati in innumerevoli scatti con i loro smartphone. Anche io ho ripreso quelle immagini gioiose di una serata di puro divertimento. Tornata a casa, rivedendo le foto, ho notato la bellezza, e in alcuni casi il costo elevato, dei costumi. Lo sguardo si è poi posato su una vecchia fotografia di me bambina, vestita da fatina. Il contrasto con gli abiti attuali è sorprendente. Il mio costume, infatti, era un capolavoro di artigianato domestico: realizzato da mia madre con carta crespa celeste, semplice ma elegante, era completato solo da un cappello celeste con stelle dorate e una bacchetta magica con punta scintillante. Immortalata da “Foto Napoli”, quella foto rimane l’unico ricordo di quella maschera, fatta di sogni e di carta. Ricordo la sensazione di indossare quel vestito, di essere una vera fatina dai poteri magici, la gioia di vivere le domeniche di Carnevale. Con cura, il prezioso costume veniva riposto, pronto per la domenica successiva. L’ultimo martedì, ancora vestita da Fata Turchina, gustavo la lasagna con le deliziose polpettine fritte che mia madre preparava con tanto amore. Ai bambini di oggi, con la stessa innocenza di allora, auguro un sereno Carnevale!