L’incerto futuro della gestione idrica pubblica in Campania

La recente legislazione regionale sulla gestione delle risorse idriche in Campania genera perplessità, richiamando una proposta del precedente governatore, Caldoro, mai approvata. Nel frattempo, la Gori prosegue con la sostituzione dei contatori, alimentando la tensione tra i comitati cittadini e l’azienda. La situazione nell’Agro Sarnese-Nocerino-Vesuviano è particolarmente critica, con i comitati che si oppongono alle politiche della Gori e della Regione Campania. Sebbene De Luca, durante la campagna elettorale, avesse espresso intenzioni diverse, la Regione, in linea con la precedente amministrazione, sembra propendere per un modello di gestione centralizzato. La nuova legge regionale, pur ispirata alla normativa nazionale e comunitaria, che in teoria non ostacola una gestione pubblica (come dimostra la trasformazione di Arin in ABC a Napoli nel 2011), istituisce un unico ente regionale, l’Ente Idrico Campano, accentrando il potere e limitando l’autonomia comunale. Questo ente dividerà la regione in cinque distretti, affidando la gestione a diversi operatori. Alcuni osservatori ritengono che la legge, pur con lievi differenze, assomigli a quella proposta da Caldoro e non escluda a priori la gestione pubblica. Nonostante ciò, i comitati cittadini, insofferenti alla situazione, hanno organizzato una manifestazione a Napoli. Parallelamente, la Gori continua a sostituire i contatori, nonostante le proteste e le diffide, come quella del sindaco di Nocera Inferiore. I comitati consigliano ai cittadini dell’Agro nocerino-sarnese-vesuviano di impedire l’accesso della Gori, di contestare le bollette irregolari e di non cedere alle intimidazioni. A Cava de’ Tirreni, Salerno, Pontecagnano e sulla Costiera Amalfitana, l’attività dei comitati per la pubblicizzazione di Ausino, gestore locale, si complica a causa della nuova legge regionale.