Il ricordo indelebile del sisma irpino

Il ricordo indelebile del sisma irpino

Trentacinque anni sono trascorsi dal tragico 23 novembre 1980, un evento che alle 19:36 circa stravolse inesorabilmente le nostre esistenze. Carla D’Alessandro, testimone diretta, ha immortalato quel momento con i versi di una toccante poesia. Una domenica come tante altre, apparentemente tranquilla. Poi, all’improvviso, un’oscillazione. Le pareti domestiche si piegano, cedono, per poi riprendere la loro posizione precaria. Zodi, il suo cane, cerca freneticamente una via di fuga, ma torna indietro, verso la sicurezza della sua padrona. L’elettricità scompare, il silenzio assordante della linea telefonica spezzata si aggiunge al panico. Le strade si trasformano in un caotico viavai di persone disorientate. A piedi nudi, avvolta nel suo accappatoio, Carla cerca rifugio, insieme al suo fedele compagno a quattro zampe. Si rifugia in una villa buia e sovraffollata, poi corre da sua nonna a Capocasale, aspettando con terrore le successive scosse, l’angoscia di un futuro incerto. L’oscurità avvolge il giardino. Di fronte, la scuola, illuminata da un falò che lotta contro il gelo di quella lunga e tremula notte, priva del conforto delle stelle. La lirica di Carla D’Alessandro è un’eco commovente di quel dramma.