L’eredità di Pasolini: ignoranza e superficialità

L’attore Antonio Grimaldi, protagonista di “Notte Pasolini atto III”, uno spettacolo recentemente rappresentato al cinema Apollo di Salerno, offre un’intensa riflessione sulla vita e la tragica morte del grande intellettuale friulano, a quarant’anni dalla scomparsa. La serata, che includeva un reading, una performance di Grimaldi e la proiezione di una versione restaurata di “Salò, o le 120 giornate di Sodoma”, ha riaperto il dibattito sulla figura controversa di Pasolini e sulla sua attuale rilevanza. Rimane irrisolto l’enigma della sua morte, se sia stata opera di individui o di un sistema che ha interesse a coprire la verità. Tuttavia, le sue battaglie contro l’emarginazione culturale, la standardizzazione, il provincialismo, la disuguaglianza e l’omofobia restano più che mai attuali. Grimaldi, anima della compagnia teatrale “Grimaldello” e devoto estimatore di Pasolini, ne sottolinea la straordinaria capacità di rendere semplici concetti complessi, paragonandolo addirittura a Cristo. Secondo Grimaldi, Pasolini fu un “veggente”, anticipando fenomeni sociali cruciali come l’immigrazione di massa dall’Africa e la crisi della famiglia borghese, come evidenziato in opere come “Teorema”. L’attore è convinto che Pasolini, oggi, combatterebbe ancora le stesse ingiustizie, predicando concretezza, recupero di valori e rispetto delle tradizioni, in un mondo caratterizzato da eccessi e superficialità. Infine, riguardo all’assassinio, Grimaldi respinge le teorie complottistiche, attribuendolo ad una “povertà” e a una “pochezze” umane, ad un’ignoranza profonda, radicata e difficile da estirpare. Un’ignoranza non meramente accademica, ma un’incapacità umana di comprensione, molto più dannosa e persistente.