La Natura della “Gloria” Divina: Un’Analisi Critica

La Natura della “Gloria” Divina: Un’Analisi Critica

Desidero innanzitutto ringraziare i lettori che, a seguito del mio precedente articolo sull’assenza della figura diabolica nell’Antico Testamento, hanno condiviso le loro opinioni, spesso discordanti dalle mie, ma comunque apprezzate per l’attenzione dimostrata alle mie ricerche. Non sono il primo, né sarò l’ultimo, ad affrontare questi temi controversi. Cresce, anche all’interno della Chiesa cattolica, la consapevolezza delle significative alterazioni nelle traduzioni bibliche, facilmente verificabili. Oggi, consapevole delle possibili polemiche, analizzeremo il concetto di “Gloria di Dio” e la sua reale natura.

In ebraico biblico, il termine tradotto come “Gloria” è “kavod”. Secondo dizionari autorevoli come quello di Philippe Reymond (edizioni Claudiana) e le edizioni Andalus Publications, il significato letterale è “essere pesante, avere peso”, da cui deriva il senso di “onore, essere onorato”. La traduzione teologica di “Gloria”, dunque, appare arbitraria. Questo aspetto emerge chiaramente in Esodo 33: la descrizione dell’apparizione divina come “colonna di nube” è insolita. Il testo narra che la colonna si posizionava all’ingresso della tenda, durante le comunicazioni divine con Mosè, suscitando venerazione nel popolo. Inoltre, Esodo 13, versi 21-22, descrive la colonna di nube come guida diurna e colonna di fuoco notturna per gli Israeliti nel deserto. Questa rappresentazione poetica, dista dalla figura di una divinità trascendente.

L’interpretazione letterale del testo biblico suggerisce un’immagine ben diversa da quella tradizionalmente accettata. La ricorrente associazione del “kavod” a fenomeni atmosferici, come descritto anche in Zaccaria 5, 6-10, porta ad ipotizzare la presenza di un oggetto volante. Questa ipotesi trova conferma in Esodo 33, dove Mosè chiede a Yahweh di mostrargli il suo “kavod”. La risposta divina indica che il “kavod” è qualcosa di mobile, che “passa”, incompatibile con l’idea di una divinità immobile e trascendente. Inoltre, il “kavod” risulta pericoloso per chi gli si avvicina, e la protezione divina è rappresentata da una semplice roccia, elemento che contrasta con il potere divino.

Anche la traduzione di “il mio volto non lo si può vedere” è discutibile, contraddicendo le numerose testimonianze di Mosè che dialoga “faccia a faccia” con Yahweh. Una traduzione alternativa, suggerita da diversi studiosi, è “la parte anteriore del mio kavod non può essere osservata”, forse a causa di radiazioni, come suggerito dalle ustioni sul volto di Mosè dopo la discesa dal monte. Ezechiele 3 rafforza questa ipotesi, descrivendo il “kavod” di Yahweh come qualcosa che si “solleva” con un grande fragore, differentemente dalla traduzione teologica presente in molte versioni bibliche.

La citazione attribuita a Papa Leone X, riportata anche nella Catholic Encyclopedia, “Sappiamo benissimo quanto questa favola del Cristo ci sia stata profittevole”, mette in luce la natura costruita di alcune narrazioni religiose. Testimonianze storiche come quelle di Omero, Giuseppe Flavio, Plinio il Vecchio e Tacito corroborano l’idea di “carri volanti”. Infine, la fabbrica di armi americana “Kavod Custom”, con il logo in ebraico biblico, offre un’ulteriore spunto di riflessione. Queste considerazioni invitano ad una rivalutazione critica del concetto di “Gloria di Dio”.