Il Libro dei Numeri: Violenza e Ambiguità nella Narrazione Biblica

Il Libro dei Numeri: Violenza e Ambiguità nella Narrazione Biblica

Il capitolo 31 del Libro dei Numeri descrive un evento cruento: la conquista e il saccheggio del popolo madianita. La Bibbia, testo che narra la storia degli Israeliti e le loro guerre per la conquista di territori, presenta i Madianiti come discendenti di Madian, figlio di Abramo e Cetura, una delle sue concubine. Su ordine divino, dodicimila soldati israeliti attaccano e devastano Madian, uccidendo tutti gli uomini e i loro re, e prendendo come bottino donne, bambini e bestiame. Mosè, mostrando indignazione, pone una domanda cruciale ai suoi uomini: “Avete lasciato in vita tutte le donne?”. La successiva istruzione di Mosè è altrettanto inquietante: uccidere tutti i maschi e le donne che avevano avuto rapporti sessuali, risparmiando solo le vergini. L’esegesi ebraica indica che all’epoca era consentito agli ebrei sposare bambine di almeno tre anni e un giorno, il che rende plausibile l’ipotesi che molte delle “fanciulle” risparmiate fossero di tenera età. Anche il matrimonio di Isacco con Rebecca, avvenuto quando quest’ultima aveva appena compiuto tre anni, evidenzia la norma sociale del tempo. La successiva descrizione della spartizione del bottino, che include trentaduemila donne vergini, è altrettanto sconcertante. Una quota di questo bottino, precisamente 675 pecore, 72 buoi, 61 asini e 32 donne, viene destinata a Yahweh. Il testo non chiarisce cosa accadde a queste 32 giovani donne, ma la speculazione su un possibile sfruttamento e sacrificio non appare peregrina. La pratica del sacrificio dei primogeniti, condannata in seguito, è menzionata in Ezechiele 20:25-26, dove si descrive il rimpianto di Yahweh per aver introdotto leggi che portavano alla contaminazione attraverso il sacrificio rituale dei figli. La narrazione lascia spazio a riflessioni profonde sulla violenza, l’ambiguità morale e la complessità del testo biblico.