L’Esodo: un’interpretazione alternativa dell’evento biblico

La narrazione biblica dell’Esodo ebraico dal contesto egizio presenta delle incongruenze interpretative. L’espressione “Mar Rosso”, utilizzata nella diffusa traduzione della Bibbia di Re Giacomo, non corrisponde all’originale ebraico “Yam Suph”, che significa “Mare di Canne”. Già nell’XI secolo, il Rabbino Shlomo Yitzchaki (Rashi) segnalò questa discrepanza. Traduzioni moderne e più accurate, come la New Jewish Publication Society of America Version (NJPS) e la Stone Edition Tanach, optano per la resa “mare di canne”, suggerendo un diverso scenario geografico. Ricerche storiche collocano l’evento presumibilmente a nord-est del delta del Nilo, nei pressi del lago Tanis. Un reperto archeologico rinvenuto presso il museo di Ismailia, la stele di El-Arish, offre una prospettiva egiziana sull’evento, descrivendo l’esodo di un popolo guidato da un principe del deserto al servizio di una divinità straniera (Mosè e Yahweh), accampatosi nella località di Pi-karroti, corrispondente alla Pi-hachirrot menzionata nella Bibbia ebraica. La stele fa inoltre riferimento al ritiro delle acque a seguito di un vento impetuoso da est. Questa interpretazione trova riscontro in un resoconto del 1864 del generale Alexander Tulloch, che documentò un evento simile avvenuto presso il lago Tanis, con un forte vento orientale che fece scomparire temporaneamente il lago, permettendo il passaggio a piedi. Questi elementi suggeriscono un fenomeno naturale, piuttosto che un miracolo biblico, svelando una possibile interpretazione alternativa dell’Esodo. Per approfondimenti, si consiglia la lettura del libro “Storia e religione senza veli: le grandi bugie” di Gigi Di Mauro.