Nove anni di purgatorio: il “derby della vergogna” e le conseguenze per la Nocerina

Nove anni di purgatorio: il “derby della vergogna” e le conseguenze per la Nocerina

Il 10 novembre 2013, la partita di Lega Pro tra Salernitana e Nocerina, ribattezzata “derby della vergogna”, si concluse dopo soli 21 minuti. Una serie di eventi inspiegabili, iniziati con ritardi nell’ingresso in campo e proseguiti con simulazioni di infortuni da parte dei giocatori rossoneri, portarono l’arbitro a sospendere l’incontro e ad assegnare la vittoria a tavolino ai granata (3-0). Le immagini della partita fecero il giro del mondo, ma ciò che accadde negli spogliatoi prima del fischio d’inizio rimase avvolto nel mistero. Si diffuse la voce di una regia occulta dietro la sceneggiata, con i giocatori rossoneri, che avevano esposto uno striscione recante la scritta “rispetto per Nocera”, costretti a lasciare il campo sotto una pioggia di fischi e oggetti lanciati dai tifosi di casa, rischiando persino aggressioni fisiche. La causa scatenante fu il divieto di trasferta imposto ai sostenitori della Nocerina, nonostante la sottoscrizione della tessera del tifoso. Si vociferò di un confronto tra alcuni ultras e la squadra prima della gara, ma emersero anche accuse di minacce di morte rivolte ai giocatori, che avrebbero giustificato il loro rifiuto a giocare. Il Questore De Iesu sembrava convinto di questa versione dei fatti. La ricostruzione degli eventi, tuttavia, restò lacunosa, basata su “prove” raccolte nei pressi dell’albergo della squadra. La stampa nazionale lanciò titoli sensazionalistici, associando la vicenda a “follia ultras”, “camorra” e degrado, anche se questa ultima accusa non trovò riscontro nelle indagini. 23 tifosi furono denunciati per violenza privata, ma il processo, afflitto da continui rinvii, omesse notifiche e questioni di competenza territoriale, si concluse con la prescrizione del reato. Nessun colpevole, dunque, per la giustizia, ma l’opinione pubblica riversò sulla città di Nocera una valanga di giudizi negativi. La comunità nocerina subì un processo morale, forse ancora più severo di quello sportivo. L’episodio ebbe conseguenze disastrose per la Nocerina: due mesi dopo, il club fu escluso dal campionato per illecito sportivo, un duro colpo a due anni dalla storica promozione in Serie B. La squadra ripartì dall’Eccellenza, affrontando anni difficili, sia dal punto di vista sportivo che economico, tra alti e bassi, fino a raggiungere nuovamente il campionato di Serie D. Il sindaco Torquato si impegnò a difendere l’immagine della città, smentendo i luoghi comuni su camorra e violenza, ma la Nocerina non è più riuscita a tornare nel calcio professionistico. Il rispetto per Nocera, richiesto anche con uno striscione aereo durante la partita incriminata, non è mai arrivato.