Il legame tra vivi e morti: tradizioni e riti d’autunno in Italia

Il legame tra vivi e morti: tradizioni e riti d’autunno in Italia

L’autunno, con il suo cambio di stagione e la diminuzione delle ore di luce, segna non solo la fine del ciclo agrario, ma anche un periodo di riflessione sulla vita e sulla morte. In tutta Italia, il 2 novembre si commemora i defunti, una tradizione antica che affonda le radici nell’antica Roma e nel Medioevo, sebbene la data attuale sia stata istituita in seguito dalla Chiesa latina. In Campania, in particolare, questo legame tra il mondo dei vivi e quello dei morti mantiene un forte misticismo, intrecciandosi con le pratiche religiose cristiano-cattoliche. Mentre la festa di Halloween si diffonde, perdurando in alcune zone, le usanze locali resistono, tramandando la credenza che gli spiriti dei defunti tornino nelle loro case a partire dalla notte del 2 novembre. Nelle campagne, è consuetudine preparare un semplice banchetto con vino, acqua, pane e baccalà, offerto come ristoro per i viaggiatori ultraterreni. A Napoli, luoghi come il cimitero delle Fontanelle e la chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio rappresentano emblemi di questo profondo legame, custodendo la memoria di un rapporto ancestrale con l’aldilà. La tradizione culinaria non manca: dai legumi e le fave, al “pane dei morti”, ai “taralli dei morti” tipici del casertano, fino ai torroni, di cioccolato bianco e al latte, e ai piccoli “morticelli”, dolcetti a forma di ossa, che con il loro colore bianco e nero simboleggiano la commemorazione dei trapassati. Un proverbio popolare, “Tutte ‘e ffeste vanne e vènene, sule ‘a Bbefanìa n’avessa mai venì”, esprime il dispiacere delle anime che, anticamente, secondo la tradizione contadina, ritornano al loro riposo definitivo nella dodicesima notte dopo il solstizio invernale, celebrando così il ciclo naturale di morte e rinascita.