Preoccupazioni sulla privacy: la nuova politica di WhatsApp desta allarme

Preoccupazioni sulla privacy: la nuova politica di WhatsApp desta allarme

Dal 4 gennaio 2021, WhatsApp ha aggiornato i suoi termini di servizio e le politiche sulla privacy, suscitando timori tra gli utenti. L’8 febbraio, l’accettazione delle nuove condizioni è divenuta obbligatoria per continuare a utilizzare l’app. Questa mossa, apparentemente volta a una maggiore integrazione tra WhatsApp e Facebook (entrambe di proprietà di Meta), solleva interrogativi sulla protezione dei dati personali.

Le modifiche, seppur presentate come minime, consentono a WhatsApp di condividere informazioni con “società affiliate e altre organizzazioni” relative a ordini, transazioni, appuntamenti, spedizioni, aggiornamenti di prodotti e servizi, nonché materiale promozionale. La politica di archiviazione dei dati, inoltre, specifica che le informazioni vengono conservate e distribuite in data center globali, anche al di fuori del paese di residenza dell’utente, creando possibili implicazioni per la privacy.

In sostanza, WhatsApp dichiara esplicitamente l’utilizzo dei dati utente, inclusi quelli raccolti automaticamente, da parte di Facebook e delle sue consociate, un ecosistema che comprende Instagram, Messenger, e altre piattaforme, estendendosi persino ai servizi di realtà virtuale di Oculus. L’aggiornamento impone ai circa tre miliardi di utenti di cedere ampie informazioni personali per una vasta gamma di scopi commerciali, fra cui l’utilizzo della nuova funzione “carrello” per gli acquisti.

Questo accesso ai dati comprende non solo informazioni di contatto come numeri di telefono e immagini dei gruppi, ma anche l’analisi delle interazioni utente (durata, frequenza), dati sulle transazioni e informazioni sui dispositivi utilizzati, compresi indirizzi IP e posizione di rete. Si teme, quindi, una significativa riduzione della privacy degli utenti.

Va tuttavia precisato che WhatsApp ha assicurato, tramite un portavoce, l’assenza di modifiche alla condivisione dei dati degli utenti europei (incluso il Regno Unito). Nonostante questa dichiarazione, le precedenti controversie sulla gestione della privacy suscitano perplessità sulla reale affidabilità di queste rassicurazioni.