La repressione in Bielorussia: un appello internazionale per la democrazia

Amnesty International lancia un accorato appello a favore dei manifestanti bielorussi, vittime della dura repressione del regime di Aleksandr Lukashenko. A seguito delle elezioni presidenziali dell’agosto 2020, segnate da ampie irregolarità denunciate dall’OSCE, dal Consiglio d’Europa e dalle Nazioni Unite, la popolazione è scesa in piazza per contestare la rielezione del leader filosovietico. La risposta del governo è stata immediata e brutale: violenze, arresti di massa, incarcerazione e espulsione dei leader dell’opposizione. Le proteste, inizialmente pacifiche, si sono scontrate con una repressione sistematica che ha causato la morte di almeno sei manifestanti e continua a generare centinaia di arresti, pestaggi e torture ogni settimana. La situazione è aggravata dall’utilizzo della pena capitale, pratica crudele ed inusuale in Europa, con 13 esecuzioni registrate dal 2015, un numero eccezionalmente alto rispetto ad altri paesi che ancora prevedono tale pena. Giuseppe Provenza, esperto di Amnesty International, sottolinea il coraggio del popolo bielorusso che, attraverso manifestazioni pacifiche, ha dimostrato il proprio desiderio di un governo democratico. L’urgenza di un intervento della comunità internazionale è quindi fondamentale per sostenere questo movimento e garantire il rilascio dei prigionieri politici, tra cui Maria Kalesnikava, figura di spicco dell’opposizione, dopo l’arresto di Sviatlana Tsikhanouskaya e il carcere di altri leader. Per unirsi all’appello di Amnesty International e chiedere la liberazione dei manifestanti, è possibile firmare la petizione online al seguente indirizzo: [link rimosso per evitare la promozione di siti esterni].