Il crollo del viadotto Scorcivacche: un monito sulla necessità di valutazioni geologiche approfondite

Il crollo del viadotto Scorcivacche: un monito sulla necessità di valutazioni geologiche approfondite

Il crollo del viadotto Scorcivacche 2 sulla Palermo-Agrigento, avvenuto pochi giorni dopo l’inaugurazione del 23 dicembre 2014, ha riacceso il dibattito sulla fondamentale importanza delle indagini geotecniche nella progettazione di infrastrutture. L’evento, oggetto di aspre controversie, sollecita una riflessione approfondita su una questione cruciale, dibattuta a lungo senza risultati concreti. Il progetto preliminare del 2008, base d’asta per i lavori autostradali, non prevedeva problematiche geomorfologiche per i viadotti Scorcivacche 1 e 2. Tuttavia, il versante interessato presenta, da tempo, fenomeni di lenta deformazione superficiale che coinvolgono sia la copertura detritica che i terreni argillosi sottostanti. L’analisi delle immagini del cedimento stradale suggerisce un collasso del rilevato causato da questi processi di deformazione, potenziati dalle intense precipitazioni di fine 2014. Le indagini geognostiche, fondamentali in queste situazioni, permettono di determinare con precisione i parametri fisici del terreno, consentendo una progettazione mirata a garantire la stabilità e la sicurezza dell’opera, oltre a minimizzare l’impatto ambientale. Spesso, però, la limitazione di budget e tempi impone scelte difficili, portando a focalizzarsi sulle criticità più evidenti, trascurando potenziali problemi meno appariscenti, ma che possono innescare gravi conseguenze. Anche un evento apparentemente minore, come quello verificatosi sul viadotto Scorcivacche 1, può compromettere l’intera struttura. Le dichiarazioni dell’ANAS sulla gravità della situazione sono condivisibili, ma è essenziale sottolineare che il ripristino non si limita a una quantificazione economica del danno (100.000 o 200.000 euro), ma necessita di uno studio approfondito per individuare ed eliminare le cause alla radice del problema.