Il Sarno e i suoi affluenti: scarichi industriali, non fognari, alla radice dell’inquinamento

Il Sarno e i suoi affluenti: scarichi industriali, non fognari, alla radice dell’inquinamento

Un ricercatore del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) di Napoli, membro fondatore del Comitato “La fine della vergogna”, ha smentito categoricamente la responsabilità degli scarichi civili nell’inquinamento del fiume Sarno e dei suoi affluenti, Cavaiola e Solofrana. Durante il periodo di lockdown, con le attività industriali ferme, le acque hanno mostrato un netto miglioramento: l’assenza di colorazione anomala e il ritorno di specie animali come le rane ne sono la prova evidente. Questa osservazione, corroborata dal monitoraggio effettuato da attivisti ambientali, come Ermete De Maio a Montoro Inferiore, dimostra inequivocabilmente che la fonte del problema è da ricercarsi negli scarichi illegali di reflui industriali. La ripresa delle attività produttive ha coinciso con il ritorno dell’inquinamento, confermando la tesi. Il Comitato “La fine della vergogna” sollecita pertanto un intervento immediato da parte delle autorità competenti, chiedendo ispezioni a sorpresa e controlli rigorosi sugli impianti di depurazione, in particolare a Solofra e Mercato San Severino, per contrastare gli sversamenti illeciti provenienti da industrie e aziende agroalimentari. L’inerzia istituzionale di anni passati, sottolinea Anna Panariti, altro membro del comitato, ha contribuito a nascondere le responsabilità di diversi attori. Il persistere dell’inquinamento mina la consapevolezza civica riguardo all’illegalità degli sversamenti, ma il Comitato prosegue nel suo impegno di sensibilizzazione e educazione ambientale, nella speranza di porre fine definitivamente a questa emergenza.