Vigilanza civica online durante l’emergenza sanitaria: un rischio legale

La pandemia di COVID-19 ha imposto severe restrizioni, spingendo alcuni cittadini ad assumere un ruolo di “guardia del vicinato” digitale. Su piattaforme social, sono proliferati gruppi e profili individuali che denunciano presunte violazioni delle misure di contenimento, condividendo immagini e video di persone per strada. Tali azioni, pur mosse da buone intenzioni, presentano significativi rischi legali. La pubblicazione di fotografie e filmati che ritraggono individui, targhe automobilistiche, indirizzi o altri dettagli identificativi, costituisce una potenziale violazione della privacy. Il recente decreto governativo, infatti, consente spostamenti motivati da esigenze di salute, lavoro o necessità, rendendo difficile stabilire, senza ulteriori informazioni, se una persona stia effettivamente infrangendo le regole. Esempi di aggressività e molestie verbali, come l’episodio accaduto a una farmacista a Salerno, dimostrano come queste iniziative possano degenerare in episodi spiacevoli. La segnalazione di possibili infrazioni dovrebbe essere indirizzata esclusivamente alle autorità competenti (polizia, carabinieri, polizia locale), che sono le sole autorizzate a ricevere e valutare tale documentazione. La diffusione non autorizzata di dati personali online, anche tramite messaggi privati o email, configura il reato di diffamazione, con conseguenze penali sia per chi pubblica il materiale, sia per chi lo condivide o commenta. Le persone ritratte hanno il diritto di sporgere querela, con aggravanti in caso di commenti offensivi, mentre i social network possono essere chiamati a rimuovere i contenuti illegali. In conclusione, l’impulso a vigilare sul rispetto delle norme deve essere temperato dalla consapevolezza delle implicazioni legali connesse alla divulgazione non autorizzata di dati personali.