Un’errata attribuzione storica ad Olevano sul Tusciano: il caso di Ermanno di Salza

Un’errata attribuzione storica ad Olevano sul Tusciano: il caso di Ermanno di Salza

La ricostruzione storica, avvalorata da Vittorio Campagna e da numerose fonti autorevoli, smentisce la residenza del Gran Maestro dei Cavalieri Teutonici, Ermanno di Salza, nel castello di Olevano sul Tusciano tra il 1230 e il 1239. Questa inesattezza, ufficializzata da amministrazioni locali, istituzioni scolastiche e media (tra cui Rai3 e diverse testate giornalistiche), costituisce una grave distorsione culturale, soprattutto considerando l’erogazione di 272.000 euro di fondi pubblici per un evento privo di fondamento. L’ipotesi di una permanenza noveennale di di Salza ad Olevano come abitante, castellano e proprietario si rivela incompatibile con la sua intensa attività diplomatica e politica, documentata da numerose fonti storiche. Opere come “Federico II Imperatore” di Ernest Kantorowicz, “Istoria Civile del regno di Napoli” di Pietro Giannone, “Federico II e l’apologia dell’Impero” di Wolfgang Sturner, “La Cronaca” di Riccardo di San Germano e il lavoro di Vittorio Campagna, “Ermanno di Salza, Gran Maestro dell’Ordine Teutonico”, sconfessano categoricamente tale affermazione. Infatti, durante il periodo in questione, di Salza fu costantemente impegnato in missioni diplomatiche cruciali: dalla mediazione per la Pace di San Germano nel 1230, agli incontri con Papa Gregorio IX ad Anagni e Federico II, alle trattative in Prussia, Ravenna, Padova, Gaeta, Palermo e in Terra Santa. La sua presenza è attestata in diverse città tedesche, come Magonza e Marburgo, nonché a Mantova e Piacenza per questioni legate alla Lega Lombarda. Nel 1238, si recò a Salerno per motivi di salute, morendo a Barletta nel marzo 1239, lontano da Olevano. La sua sepoltura a Barletta conferma ulteriormente l’infondatezza della presunta residenza decennale nel castello picentino. La manipolazione di dati storici, in particolare quando finanziata con fondi pubblici, rappresenta un danno considerevole al patrimonio culturale, sottolineando la necessità di un rigoroso approccio scientifico nello studio e nella divulgazione del passato.