La Nuova “Questione Meridionale” a Legnano Una giornalista, trasferitasi per lavoro nella città lombarda, registra in un diario semiserio le sue esperienze, tra incontri inaspettati e riflessioni sul significato di “meridionalità” in un contesto inaspettato. La definizione è cambiata, la realtà è mutata, persino la formulazione sembra diversa, ma il fenomeno esiste, palpabile e concreto. La “questione meridionale” non è un argomento accademico relegato ai libri di storia; è negli occhi di G, uno studente siciliano, il cui accento evoca il sole, il mare, i sapori della sua terra, richiamando alla mente personaggi letterari e figure contemporanee che hanno sfidato il potere costituito. La sua storia, la separazione dalla famiglia per necessità lavorative, rispecchia la mia. Come molte madri e mogli, ho dovuto scegliere tra la mia terra e le opportunità del Nord, portando con me una parte della famiglia e lasciando l’altra indietro, condannandomi a una struggente nostalgia. Ci ritroviamo così, io e G, insieme a molti altri “meridionali” provenienti da ogni angolo del globo: africani, sudamericani, asiatici, improvvisamente sradicati e trasferiti a Legnano. Ma la nebbia e il freddo non hanno oscurato la gentilezza che ho incontrato: colleghi accoglienti, agenti immobiliari diventati amici, vicini disponibili e una padrona di casa premurosa che mi ha accolto con calore e attenzioni. I commercianti scherzano sulle rivalità tra i paesi d’origine, creando un’atmosfera inaspettatamente calorosa. In farmacia, mentre pago i farmaci per mio figlio, la richiesta dello scontrino fiscale si trasforma in un’occasione inaspettata. Il farmacista, con un marcato accento settentrionale, esclama: “’A capa nun è bon!”, poi, strizzando l’occhio: «Anche io e lei, prof, siamo “antagonisti”: io di cognome faccio Pagano!». Un incontro casuale? Forse no. Mentre passeggio con mio figlio, una donna anziana mi ferma: «Ma lei è quella nuova? Quella del secondo piano? Viene da Nocera? Inferiore o Superiore?». Un’emozione improvvisa mi coglie: «Inferiore», sussurro. Scopro che la donna è di Pontecagnano e conosce un mio cugino sacerdote a Nocera Inferiore, Don Benedetto. Il caso? No, forse sono piccoli indizi di una nuova, inaspettata “questione meridionale”.
