Giorgia Meloni_risorgimentonocerino.it
Due euro a pacco, ogni volta che ricevi una consegna a casa: nella manovra spunta una nuova tassa che riguarda i colli fino a 150 euro.
L’idea sta facendo discutere perché tocca un gesto ormai quotidiano: cliccare “compra” e aspettare il corriere. Secondo quanto emerge dalle indiscrezioni sulla prossima legge di Bilancio, l’ipotesi sarebbe quella di introdurre un contributo fisso di 2 euro per ogni pacco consegnato a domicilio, ma con un paletto preciso: l’intervento riguarderebbe le spedizioni legate a merci dal valore non superiore a 150 euro.
Il punto, per molti, è la sensazione di una tassa “a sorpresa” su una routine che in Italia è esplosa con l’e-commerce. Anche chi compra poco potrebbe trovarsi a pagare quel sovrapprezzo più volte al mese, trasformando il costo finale in qualcosa di meno trasparente, soprattutto sui prodotti economici dove 2 euro in più pesano molto più che su un acquisto grande.
La soglia dei 150 euro non è casuale: serve a delimitare un’area di acquisti frequenti, quelli “da impulso” o di necessità, che si muovono tra piccoli elettrodomestici, abbigliamento, cosmetici e oggetti per la casa. È lì che la tassa rischia di farsi sentire di più, perché si somma a spedizioni e imballaggi e incide sulla percezione di convenienza che spesso spinge a comprare online.
Per il governo l’argomento potrebbe essere quello di intercettare un flusso enorme e frammentato, legato a milioni di consegne, rendendo più facile il prelievo rispetto a una tassa percentuale. Per i consumatori, però, la questione è un’altra: una misura così, se davvero entrasse in vigore, colpirebbe in modo uguale pacchi diversissimi tra loro, facendo pagare la stessa cifra a chi ordina un accessorio da pochi euro e a chi compra vicino al tetto dei 150 euro.
Il timore è che la novità produca un piccolo effetto domino: più costi percepiti, più tentazione di ridurre gli ordini singoli, più pressione su promozioni e spedizioni “gratuite” che gratuite non sono mai davvero. Le famiglie che si affidano spesso alle consegne a domicilio potrebbero sentirla come una tassa sulla comodità, mentre i corrieri e le piattaforme potrebbero dover ripensare la comunicazione dei prezzi, per evitare che il cliente veda il sovrapprezzo fisso solo alla fine.
In concreto, l’attenzione si sposterebbe su come viene calcolato il valore della merce e su come la tassa viene applicata: ogni pacco separato, ogni consegna distinta, ogni ordine spezzettato potrebbe pesare di più. Ed è proprio questo che rende la proposta esplosiva: non è una cifra enorme in assoluto, ma è ripetibile all’infinito, e quando una tassa entra nelle abitudini quotidiane diventa subito un tema che divide.
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