Stipendi parlamentari, se lo sono di nuovo aumentato | Scoppia la bufera: si prendono 70mila euro in più dei nostri soldi
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L’onda lunga del caso Brunetta non si è ancora spenta che un nuovo scandalo sui super stipendi travolge un’altra istituzione pubblica. Questa volta al centro della tempesta c’è l’Arera, l’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente, finita nel mirino per un incremento retributivo deciso nel silenzio e destinato a scatenare una violenta polemica nazionale. La decisione prevede un aumento di circa 70mila euro l’anno per ciascun commissario, un provvedimento che riecheggia in modo sorprendente quanto accaduto poche settimane fa al Cnel con Renato Brunetta.
A rivelare la manovra è una delibera approvata il 25 novembre dal presidente uscente Stefano Besseghini e dagli altri commissari in scadenza. Il documento dispone l’accantonamento degli emolumenti relativi agli ultimi cinque mesi dell’anno, in applicazione della recente sentenza della Corte Costituzionale che ha eliminato il tetto dei 240mila euro alle retribuzioni dei dirigenti pubblici. L’aumento, distribuito da agosto a dicembre 2025, si tradurrebbe in un incremento di circa 2.800 euro al mese per ciascun componente dell’Autorità, alimentando un clima di forte tensione politica e istituzionale.
La delibera, il precedente Brunetta e il nodo istituzionale
L’operazione decisa dai vertici Arera ripropone dinamiche simili a quelle che hanno coinvolto Brunetta, che a inizio novembre aveva portato il proprio stipendio a 310mila euro l’anno, salvo poi fare marcia indietro dopo l’intervento diretto della premier Giorgia Meloni. Il parallelo è immediato e contribuisce a rendere ancora più esplosiva la situazione, soprattutto perché l’Autorità si muove in un ambito di indipendenza che rende più difficile intervenire rapidamente.
Nel documento approvato, Arera precisa di essere in attesa di indicazioni dal ministero della Pubblica Amministrazione, guidato da Paolo Zangrillo, su come applicare la sentenza della Consulta. Tuttavia, proprio in quanto Autorità indipendente, non risulterebbe formalmente vincolata alle decisioni ministeriali, aprendo un fronte di incertezza istituzionale che rischia di diventare oggetto di scontro tra governo e organismi di regolazione.
Il caso esplode in un momento di transizione: è infatti già previsto il cambio ai vertici, con Nicola dell’Acqua pronto a subentrare a Besseghini e con l’ingresso dei nuovi consiglieri Alessandro Bratti, Livio De Santoli, Lorena De Marco e Francesca Salvemini. Un avvicendamento che rischia di essere accompagnato da tensioni e polemiche, con ricadute sulla percezione dell’ente e del suo ruolo nel delicato settore dell’energia e delle reti.

La bufera politica: accuse, reazioni e un Paese sempre più diviso
Le reazioni non si sono fatte attendere. Durissimo l’intervento di Nicola Fratoianni (Avs), che definisce l’aumento «un episodio insultante verso gli italiani che faticano ad arrivare alla fine del mese». Il deputato parla di «un bel ceffone al Paese» e accusa gli uscenti dell’Arera di essersi autoattribuiti compensi ingiustificabili in un momento di forte pressione economica sulle famiglie.
Sulla stessa linea Raffaella Paita, capogruppo di Italia Viva al Senato, che definisce l’operazione «un regalo di Natale indecoroso» e «un blitz in stile Brunetta». Le sue parole rievocano l’indignazione di chi vede in questi aumenti un segnale di scollamento crescente tra classe dirigente e cittadini, aggravato dal fatto che l’Arera regola settori essenziali come energia e rifiuti, ambiti in cui le famiglie lamentano costi sempre più elevati.
Il caso si muove quindi su un doppio binario: quello istituzionale, con il rebus sull’applicazione della sentenza della Consulta, e quello politico, con una polemica destinata a intensificarsi nei prossimi giorni. Una vicenda che contribuisce ad allargare la distanza tra cittadini e vertici della pubblica amministrazione, alimentando un malcontento che rischia di diventare sempre più profondo e difficile da ricomporre.
