Pagamenti in contanti, il nuovo limite fa tremare Pd e Avs | Rischio elevato per l’illegalità
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Il limite all’uso del contante torna a incendiarsi nel dibattito politico. Dentro la manovra compare un emendamento “segnalato” dal governo come prioritario, capace di modificare nei fatti una delle soglie più discusse degli ultimi anni. L’esecutivo guidato da Giorgia Meloni si prepara a un nuovo strappo: portare il tetto dei pagamenti cash da 5mila a 10mila euro, due anni dopo il primo innalzamento introdotto con la legge di Bilancio che aveva alzato il limite da 1.000 a 5.000 euro.
La novità – che ha subito scatenato la reazione durissima della sinistra – non interviene direttamente sulla soglia, ma introduce una misura che di fatto la rende operativa: una “imposta speciale di bollo” da 500 euro per ogni pagamento in contanti compreso tra 5.001 e 10.000 euro. L’applicazione del balzello, così definita, delinea implicitamente la nuova fascia consentita, confermando la volontà del governo di ampliare l’uso legittimo del contante.
Il limite ai pagamenti cash in Italia ha oscillato molte volte nell’ultimo ventennio. Nel 2002 era fissato a 12.500 euro, poi è sceso nel 2011 al minimo storico di 1.000 euro. Nel 2016 è risalito a 3mila euro, per poi ridiscendere a 2mila euro nel 2020. L’attuale soglia di 4.999,99 euro è in vigore dal gennaio 2023, introdotta dal primo governo Meloni.
Il nuovo tetto di 10mila euro non sarebbe, a ben vedere, un’eccezione in Europa. Il Consiglio dell’Unione Europea ha infatti già discusso l’ipotesi di un limite comunitario proprio di 10mila euro nell’ambito della normativa antiriciclaggio, con l’obiettivo di armonizzare le regole tra i Paesi membri. Sebbene la misura non sia stata ancora recepita in modo definitivo, questo scenario rende la proposta italiana sostanzialmente in linea con la direzione europea.
L’opposizione esplode: “È un regalo agli evasori, non ai cittadini”
Durissime le reazioni della sinistra. Il presidente dei senatori del PD, Francesco Boccia, parla senza mezzi termini di scelta “disperata”: «Il governo non sa più cosa fare per racimolare risorse. Si contendono un po’ di consenso, ma questo non è un atto neutro: è un messaggio politico».
Boccia attacca il cuore della proposta: «Per raschiare il barile si fa un favore agli evasori, non ai cittadini onesti. Si incentiva l’illegalità, non la crescita».
A rincarare la dose arriva anche Angelo Bonelli (Alleanza Verdi-Sinistra), secondo cui portare la soglia a 10mila euro costituisce un «passo indietro» nella lotta al sommerso: «È un incentivo all’economia in nero, un provvedimento che facilita il riciclaggio e diventa un regalo alle mafie».
Per Bonelli, la decisione rappresenta «l’ennesimo favore alla cultura dell’impunità fiscale che sta distruggendo la giustizia sociale». Un giudizio durissimo che fotografa lo scontro politico già in atto sulla manovra.

Cosa succede ora
L’emendamento verrà esaminato insieme agli altri testi segnalati come prioritari dal governo. Se approvato, il nuovo meccanismo introdurrebbe non solo una soglia di fatto più alta per l’uso del contante, ma anche un’imposta che mira a compensare i possibili effetti dell’ampliamento del limite.
Al momento non è stato quantificato l’impatto in termini di gettito, né è stato chiarito se la misura sarà accompagnata da controlli rafforzati o da ulteriori strumenti antiriciclaggio. Intanto, la tensione politica resta alta: per l’opposizione si tratta di una scelta “pericolosa e regressiva”, mentre per il governo è un passo verso una maggiore libertà nei pagamenti e una maggiore uniformità con gli standard europei. L’iter parlamentare dirà se la soglia dei 10mila euro diventerà realtà già dal 2026. Quel che è certo è che la battaglia sul contante è tutt’altro che chiusa.
