Per milioni di pensionati, il 2026 non sarà un anno qualunque. Dopo mesi di anticipazioni, numeri incerti e dibattiti accesi, la nuova legge di Bilancio porta finalmente nero su bianco uno degli interventi più attesi: l’aumento della pensione minima. Un ritocco che non si limita alla rivalutazione ordinaria legata all’inflazione, ma che si allarga con forza ai trattamenti più bassi grazie al potenziamento dell’ormai storico incremento al milione. È proprio questa misura, introdotta nel 2001 per tutelare i pensionati più fragili, a garantire gli aumenti più significativi, portando gli assegni più bassi vicino alla soglia dei 770 euro mensili.
Una novità che arriva in un contesto difficile, dove i prezzi continuano a erodere il potere d’acquisto e migliaia di nuclei familiari vivono con redditi scarsi. È in questo scenario che la manovra interviene, con un duplice obiettivo: adeguare gli importi all’inflazione e rafforzare gli strumenti di sostegno per anziani e invalidi con condizioni economiche più delicate.
Incremento al milione potenziato: requisiti, limiti di reddito e nuovo importo fino a 770 euro
Il cuore dell’intervento riguarda proprio l’incremento al milione, la maggiorazione destinata ai pensionati con più di 70 anni (con possibilità di riduzione dell’età fino a cinque anni in base ai contributi) e a chi percepisce prestazioni di vecchiaia, invalidità, reversibilità o assegni assistenziali. Per gli invalidi civili totali, il requisito anagrafico si abbassa alla sola maggiore età.
Per accedere, resta decisivo il limite di reddito: nel 2025 non devono essere superati 9.721,92 euro l’anno per il pensionato solo e 16.724,89 euro se coniugato. La manovra inserisce però una novità importante: dal 1° gennaio 2026, questi limiti aumentano di 260 euro annui, ampliando la platea dei beneficiari e alleggerendo i casi di esclusione per differenze minime di reddito.
L’incremento previsto è di 20 euro mensili aggiuntivi, che si sommano alla maggiorazione già riconosciuta. Con la rivalutazione ordinaria, la pensione minima passa da 603,40 a circa 611,85 euro al mese. Ma con il nuovo incremento al milione, la maggiorazione sale fino a 156,44 euro al mese, portando l’assegno vicino alla soglia dei 770 euro. Un importo che non include la rivalutazione straordinaria: chi beneficia dell’incremento al milione, infatti, non riceve l’aumento dell’1,5%, perché le due misure non sono cumulabili. A conti fatti, però, l’incremento al milione risulta comunque più vantaggioso.
Rivalutazione ordinaria e straordinaria: quanto aumentano le pensioni nel 2026
Accanto all’intervento mirato sui redditi più bassi, continua il meccanismo di rivalutazione ordinaria basato sugli indici ISTAT: per il 2026 l’aumento provvisorio è fissato all’1,4%. Questo porta la pensione minima “pura”, senza maggiorazioni, oltre i 611 euro, con un aumento di poco più di 8 euro al mese, pari a circa 109 euro l’anno.
Resta in vigore anche la rivalutazione straordinaria per chi percepisce un assegno inferiore al minimo, anche se per il 2026 si riduce rispetto al 2,2% dell’anno precedente e scende all’1,5%. Applicata sull’importo rivalutato, porta l’assegno a circa 621,03 euro, con un aumento complessivo che supera i 229 euro su base annua.
Tra adeguamento automatico, incremento straordinario e nuovo potenziamento dell’incremento al milione, il risultato complessivo è evidente: nel 2026 i pensionati con redditi più bassi si trovano tra le mani un assegno più alto e un sostegno più solido, pensato per accompagnare un anno che non si preannuncia semplice dal punto di vista economico.
Una misura che non risolve tutte le criticità di un sistema previdenziale complesso, ma che rappresenta comunque un cambio di passo per chi vive con importi minimi e spesso insufficienti a sostenere spese essenziali. E, soprattutto, un intervento che riporta la pensione minima verso importi più vicini alla soglia considerata dignitosa da associazioni e sindacati.