Garlasco – “Ero fermo lì e guardavo…”, le parole di Sempio davanti alla casa: era il 13 agosto 2007 | La frase riapre il caso Poggi

Garlasco – “Ero fermo lì e guardavo…”, le parole di Sempio davanti alla casa: era il 13 agosto 2007 | La frase riapre il caso Poggi

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Le nuove foto, mai viste prima, costringono a riascoltare le parole pronunciate da Andrea Sempio nel giorno più oscuro di Garlasco

Ci sono casi destinati a tornare, a distanza di anni, come una ferita che non si è mai rimarginata. Il delitto di Chiara Poggi è uno di questi. E nelle ultime settimane, un nome che sembrava uscito dal radar investigativo è tornato prepotentemente al centro di tutto: quello di Andrea Sempio. Non per nuove accuse formali, ma per una serie di elementi rimasti nell’ombra per diciotto anni e riemersi all’improvviso, costringendo tutti – investigatori, opinione pubblica e magistrati – a riconsiderare ogni dettaglio.

La svolta arriva da alcune foto scattate la mattina del 13 agosto 2007, immagini mai circolate fino a oggi e recuperate da una giornalista freelance presente sul luogo del delitto. Scatti che mostrano Sempio fuori dalla villetta di via Pascoli, prima mentre parla con altri presenti, poi seduto in un’auto. Nulla di più, nulla di meno. Ma abbastanza per riaccendere i riflettori su ciò che lui stesso aveva raccontato agli inquirenti. E per i suoi legali, quelle foto sono molto più di semplici frammenti: sono la conferma che “Andrea disse la verità sin dal primo giorno”.

Il passaggio in via Pascoli, le prime ore del mattino e quel dettaglio mai cambiato: la versione di Sempio

Siamo al 10 febbraio 2017 quando, per la prima volta, Sempio viene iscritto nel registro degli indagati e convocato in Procura. È un interrogatorio decisivo, nel quale ripercorre passo per passo ciò che aveva fatto quel giorno d’estate. Racconta di essersi svegliato intorno alle nove, senza ricordare con precisione chi fosse in casa con lui. Aspetta che sua madre rientri dalla spesa, prende l’auto e raggiunge Vigevano, dove vuole visitare la Feltrinelli, trovandola però chiusa. Passeggia in piazza Ducale, torna a Garlasco, parcheggia. Quel tragitto, secondo lui, coincide con lo scontrino del parcheggio ritrovato in auto giorni dopo.

Uno scontrino che oggi è tornato a far discutere, non tanto per l’orario – considerato irrilevante dagli inquirenti dell’epoca – quanto per un dettaglio sorprendente: l’originale non sarebbe mai stato sequestrato, solo fotocopiato. Un elemento giudicato marginale nel 2007, ma che oggi ha assunto un’inaspettata importanza.

Nel suo racconto del 2017, Sempio aveva aggiunto che, una volta rientrato a Garlasco, era passato a trovare la nonna, dove era rimasto fino al pranzo. Poi era tornato da lei insieme al padre e, passando nuovamente davanti alla villetta dei Poggi, aveva visto movimento e un’ambulanza. In quel momento, disse, non aveva ancora intuito la gravità di ciò che stava accadendo.

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“Ero fermo lì e ascoltavo”: la frase chiave e il ritorno con il padre sul luogo della tragedia

Sempio racconta che nel primo pomeriggio, mentre tornava a percorrere via Pascoli, aveva deciso di fermarsi un attimo. “Ero fermo lì e ascoltavo cosa dicevano”, dichiarò ai magistrati. Non sapeva ancora che la ragazza trovata senza vita fosse Chiara Poggi. Quando un carabiniere gli intimò di andarsene, obbedì. Tornò a casa, avvisò il padre e insieme rientrarono nella zona. Fu allora che scoprì l’identità della vittima.

È in questo punto che entrano in gioco le foto ritrovate: secondo i suoi legali, non fanno altro che immortalare ciò che Sempio aveva sempre sostenuto. Non un tentativo di nascondersi, non una fuga, ma semplicemente la curiosità di un ragazzo che vede un via vai di persone e cerca di capire cosa sia successo. Una versione che, oggi come allora, divide.

Il 18 dicembre, intanto, arriverà un altro momento cruciale: la perita super partes, Denise Albani, depositerà la conclusione dell’incidente probatorio sugli accertamenti genetici. Solo allora la Procura di Pavia deciderà se chiedere il rinvio a giudizio per Sempio oppure archiviare nuovamente la sua posizione. L’ombra del 2007, però, sembra non aver mai davvero lasciato Garlasco.

E mentre l’inchiesta prosegue, una certezza appare sempre più evidente: nel caso Poggi, ogni dettaglio – anche il più antico, anche il più apparentemente marginale – può diventare il tassello che cambia tutto.