Arriva la legge Boldrini, cambia tutto sul consenso: se non senti dire sì esplicito vai in galera per 12 anni | Adesso basta zone di ombra

Arriva la legge Boldrini, cambia tutto sul consenso: se non senti dire sì esplicito vai in galera per 12 anni | Adesso basta zone di ombra

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La nuova proposta di legge firmata da Laura Boldrini riscrive il concetto di consenso, introducendo criteri più chiari e stringenti per la tutela delle vittime di violenza sessuale e colmando le zone grigie che per anni hanno alimentato dubbi e ingiustizie.

La discussione attorno al consenso è tornata centrale nel dibattito politico con la presentazione della legge che porta il nome della deputata del Partito Democratico. Una norma che punta a cambiare radicalmente il modo in cui il sistema giudiziario interpreta i rapporti sessuali non consensuali, introducendo il principio del “sì esplicito” come elemento necessario a distinguere un atto lecito da uno penalmente rilevante. Secondo la proposta, l’assenza di un consenso chiaro e diretto potrebbe configurare una responsabilità penale molto severa, con pene che arrivano fino a dodici anni.

Il tema non è nuovo, ma la sua riformulazione risponde a un’urgenza contemporanea: troppe donne, secondo i promotori della legge, non sono state credute o sono state messe in discussione in sede giudiziaria. L’obiettivo è ribaltare questo paradigma, spostando il baricentro dal comportamento della vittima alla responsabilità di chi deve accertarsi dell’effettivo consenso.

Perché il “sì esplicito” diventa l’elemento centrale

La proposta Boldrini parte da un presupposto semplice: il consenso non può essere interpretato, letto tra le righe o dedotto da comportamenti ambigui. Deve essere esplicito, chiaro, verbalizzato. Questo elimina ogni margine di ambiguità e responsabilizza chi intraprende un rapporto, mettendo al centro la necessità di chiedere e ascoltare un assenso chiaro. Una novità che, secondo chi sostiene la riforma, risponde a un contesto in cui le dinamiche di potere, paura o shock possono impedire a una vittima di opporsi in modo evidente.

Un altro elemento che la proposta sottolinea è la necessità di riformulare la narrazione processuale: non si tratta più di verificare se la vittima abbia resistito, ma se l’autore dell’atto abbia ricevuto un consenso inequivocabile. La differenza è sostanziale e, nelle intenzioni della proposta, riduce i casi di vittimizzazione secondaria. Un cambiamento che allinea l’Italia alle impostazioni normative adottate da diversi Paesi europei, dove la cultura del consenso è già da tempo al centro delle legislazioni.

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Le conseguenze giudiziarie e il nuovo equilibrio culturale

L’introduzione di pene fino a dodici anni rientra nella volontà di rafforzare la deterrenza e di dare un segnale chiaro sul valore del rispetto e dell’autodeterminazione. La proposta non si limita al piano penale: vuole incidere sulla cultura sociale, spingendo verso un cambiamento di mentalità in cui la comunicazione diventa un elemento imprescindibile delle relazioni. L’obiettivo è dimostrare che il consenso non deve essere un dettaglio, ma il fondamento di ogni rapporto intimo.

Gli oppositori della riforma sollevano dubbi sul rischio di rigidità e sull’interpretazione giuridica di ciò che costituisce un “sì esplicito”. Tuttavia, la risposta dei promotori insiste sulla necessità di una norma che protegga maggiormente chi denuncia e metta fine alle ambiguità che in passato hanno ostacolato l’accertamento della verità. La proposta nasce proprio dalla volontà di eliminare quelle zone di ombra che hanno reso difficile, per molte vittime, ottenere giustizia.

La legge Boldrini rappresenta quindi un passaggio decisivo in un dibattito che da anni interroga istituzioni, società e tribunali. Ridefinire il consenso significa intervenire su un punto nevralgico della relazione tra persone, con l’obiettivo di creare un sistema più equo e una cultura più c