Sì alla pena di morte, mossa voluta e promossa dalle fazioni di ultradestra di governo | Una legge storica

Sì alla pena di morte, mossa voluta e promossa dalle fazioni di ultradestra di governo | Una legge storica

Il Giverno dice sì alla pena di morte - risorgimentonocerino.it

Si riaccende il dibattito sulla pena di morte dopo la presentazione di un disegno di legge promosso dalle fazioni di ultradestra all’interno del governo. Il provvedimento, se approvato, introdurrebbe per la prima volta la pena capitale, segnando una svolta storica e profondamente controversa nel sistema giuridico del Paese.

La proposta, avanzata dal ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir e sostenuta da altri esponenti dell’ala più radicale della coalizione, prevede la possibilità di condannare a morte chi si renda responsabile di attentati con vittime israeliane. Si tratta di un progetto di legge che divide l’opinione pubblica e solleva preoccupazioni internazionali, in quanto rappresenterebbe una rottura con la tradizione israeliana, che finora ha applicato la pena capitale solo in casi eccezionali.

Israele, infatti, pur prevedendo formalmente la pena di morte nel proprio ordinamento, l’ha quasi completamente abolita nella prassi. L’unico caso in cui la condanna è stata eseguita risale al 1962, con l’impiccagione di Adolf Eichmann, criminale nazista riconosciuto tra i principali responsabili della Shoah. Da allora, nessun altro condannato è stato giustiziato, e le richieste di introdurre la pena capitale per terrorismo sono state sempre respinte, in nome dei diritti umani e della coesione sociale.

Una proposta che divide il Paese e preoccupa le organizzazioni per i diritti umani

Il nuovo disegno di legge è stato presentato come misura deterrente contro il terrorismo, ma ha suscitato forti reazioni da parte delle opposizioni e delle principali organizzazioni internazionali. Amnesty International ha definito la proposta “discriminatoria e contraria al diritto internazionale”, sottolineando come rischi di essere applicata in modo diseguale tra israeliani e palestinesi. L’organizzazione ha inoltre ricordato che l’introduzione della pena di morte non ha mai dimostrato un’efficacia reale nella riduzione dei crimini violenti.

Secondo diversi analisti, il provvedimento rappresenta anche una mossa politica interna, mirata a consolidare il consenso delle forze di ultradestra che chiedono da tempo una linea più dura in materia di sicurezza. Tuttavia, molti giuristi israeliani ritengono che la legge, qualora approvata, potrebbe scontrarsi con i principi fondamentali dello Stato di diritto e con le convenzioni internazionali a cui Israele aderisce. Il rischio, dicono gli esperti, è quello di aprire un precedente difficile da gestire, in un contesto già segnato da tensioni e violenze.

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Il dibattito internazionale e la posizione dell’Europa

La proposta israeliana arriva in un momento in cui la comunità internazionale sta spingendo sempre più per l’abolizione totale della pena di morte. L’Unione Europea, in una nota ufficiale, ha ribadito la propria posizione “ferma e contraria” alla pena capitale in ogni circostanza, definendola una pratica “crudele, irreversibile e incompatibile con i valori fondamentali di una società democratica”. Anche le Nazioni Unite hanno espresso preoccupazione, invitando Israele a rispettare gli obblighi derivanti dai trattati internazionali sui diritti umani.

Nel Paese, intanto, il dibattito è acceso. Una parte della popolazione sostiene la necessità di misure più severe contro il terrorismo, mentre altri vedono nella pena di morte un passo indietro sul piano morale e giuridico. La Knesset dovrà ora esaminare il testo e decidere se trasformare il disegno di legge in una norma effettiva. Qualunque sia l’esito, la proposta ha già riaperto un tema che in Israele sembrava chiuso da decenni: quello del rapporto tra giustizia, sicurezza e diritti umani.

La discussione continuerà nelle prossime settimane, ma una cosa è certa: la “legge storica” sulla pena di morte ha riportato Israele al centro di un dibattito globale che tocca le radici stesse della civiltà giuridica moderna. Un tema complesso e divisivo, destinato a far discutere ancora a lungo.