Ultim’ora: addio per sempre a Chatgpt | Ci siamo finalmente ripresi la nostra vita: ciao ciao intelligenza artificiale

Ultim’ora: addio per sempre a Chatgpt | Ci siamo finalmente ripresi la nostra vita: ciao ciao intelligenza artificiale

Chat gpt (pexels) risorgimentonocerino.it

Incredibile ma vero: da oggi in poi la vita diventa più rosea e il cervello ne risentirà positivamente. Chat gpt ci lascia.

L’intelligenza artificiale ha invaso le nostre vite con una rapidità disarmante. Quello che fino a pochi anni fa sembrava il tema di un film di fantascienza oggi è routine quotidiana. Tra le forme di AI più diffuse c’è proprio ChatGPT, il chatbot sviluppato da OpenAI, capace di rispondere, scrivere testi, tradurre, e non solo.

Può anche generare codici, persino creare poesie e canzoni. Milioni di utenti in tutto il mondo lo consultano per ogni tipo di compito: dal comporre una mail a preparare un esame, passando per la gestione di lavoro, tempo libero e relazioni personali.

Il rischio, però, è che diventi troppo presente. Il suo utilizzo si è insinuato nella produttività, nella scuola, nel giornalismo, nella creatività. Un assistente sempre acceso, disponibile 24 ore su 24, che però inizia a influenzare anche i comportamenti sociali.

L’ingerenza dell’AI

C’è chi lo usa per prendere decisioni, chi per fare terapia informale, chi per simulare conversazioni umane. Il confine tra supporto e dipendenza si fa sempre più sottile. La tecnologia, in teoria, nasce per semplificare la vita. Automatizza compiti, velocizza i processi, riduce gli errori.

Ma quando diventa strumento di sostituzione più che di supporto, qualcosa si rompe. In molti ambiti, l’intelligenza artificiale ha portato a licenziamenti e precarizzazione, soprattutto in settori creativi e tecnici. Il mito dell’efficienza ha spesso oscurato la questione etica e sociale: chi resta indietro? Chi paga davvero il prezzo dell’innovazione?

Chat gpt (pexels) risorgimentonocerino.it

Addio Chatgpt

L’obiettivo della tecnologia dovrebbe essere il benessere dell’essere umano, non la sua progressiva esclusione. Ma non tutto è perduto. Anche i giganti della tecnologia iniziano a riconoscere i rischi dell’iperconnessione. Ed è proprio da OpenAI che arriva la notizia che cambierà tutto: si dice “addio” a ChatGPT, o meglio, alla sua versione attuale. Nei prossimi giorni verrà introdotta una nuova funzionalità che limiterà l’uso prolungato del chatbot. Gli utenti che passeranno troppo tempo in sessioni continue riceveranno un avviso personalizzato.

Non sarà un blocco, ma un promemoria: un invito gentile a prendersi una pausa, a tornare al mondo reale, a riconnettersi con se stessi. Gli avvisi saranno sempre più discreti, integrati nelle conversazioni, per non risultare invasivi ma efficaci. È un primo passo verso un utilizzo più sano della tecnologia. I test partiranno a breve e l’obiettivo è chiaro: non cancellare l’intelligenza artificiale, ma reimparare a conviverci. E magari, finalmente, riprenderci un po’ della nostra vita.