Il Mito Siciliano delle Stagioni: Proserpina, Plutone e il Melograno
Antiche leggende siciliane narrano dell’irruzione di Plutone, sovrano del regno dei morti, dal mondo sotterraneo. Presso il pittoresco lago Pergusa, vicino Enna, la bellezza del paesaggio lo ammaliò. Lì, udì le allegre voci di giovani donne intente a raccogliere fiori. Tra di loro, una fanciulla di straordinaria grazia, Proserpina, catturò la sua attenzione. Innamoratosi perdutamente, Plutone tentò di avvicinarla. Tuttavia, il suo aspetto terribile – occhi infuocati, artigli al posto delle unghie e voce cavernosa – terrorizzò le fanciulle, che fuggirono in preda al panico. Plutone, però, catturò Proserpina, rapendola con sé. La fedele amica Ciané, nel tentativo di liberarla, fu trasformata in una fonte dal dio geloso. Proserpina divenne così la regina del mondo sotterraneo, sposa di Plutone.
Cerere, la madre di Proserpina, dea delle messi, infuriata, minacciò di privare l’umanità di ogni raccolto se non avesse ritrovato sua figlia. Giove, padre degli dei e fratello di Plutone, intervenne, ordinando il ritorno di Proserpina. Plutone, pur obbedendo, prima della partenza della moglie, le fece consumare sei semi di melograno, simbolo di unione matrimoniale indissolubile. Cerere, scoperta l’astuzia del dio degli inferi, si infuriò ma dovette accettare un compromesso: Proserpina avrebbe trascorso sei mesi nell’Ade col marito, simboleggiati dai semi mangiati, e sei mesi sulla terra con la madre.
Da allora, si narra, Cerere, nel suo dolore per l’assenza della figlia, portava il gelo e l’inverno durante i mesi di permanenza di Proserpina negli inferi, per poi risvegliare la natura nei sei mesi del ritorno della figlia. Questa, dunque, è la versione siciliana. E voi, in Campania, avete una vostra leggenda da condividere?